Questo estratto dal manoscritto 124 della biblioteca di Renne, è stato pubblicato in Charles Verel, Les Alchimistes de Flers, in Bulletin de la société historique et archéologique de l’Orne, tome VIII, 1889, pp. 313-346. Nei manoscritti di Renne esaminati da Verel, il nome di battesimo di Nicolas le Valois, è trasformato in Noël.
Le note a corredo del testo qui riprodotte sono quelle del Verel. La traduzione completa del suoa rticolo, con una introduzione sugli alchimisti di Flers, è ora disponibile a questo indirizzo.

Traduzione di Massimo Marra ©, tutti i diritti riservati, riproduzione vietata con qualsiasi mezzo e per qualsiasi fine.

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Estratto abbreviato di un manoscritto fatto sull’opera della pietra dal nobiluomo Noël Le Vallois, compagno di M. de Grosparmy e di M. Pierre de Vicot, sacerdote, il quale è dedicato al suo unico figlio.

 

1. Le mie parole sono semplici e vere, e tu non potrai praticare per altra via da quella che ti comunicherò.
2 . Altri hanno altri modi di lavorare, ma il loro lavoro, sempre, non è che uno, e tende ad un medesimo fine.
3. Se conoscete i principi esposti nel trattato precedente, non potrete sbagliare, per quanto, privo di maestro, prendiate un cammino per l’altro; i vostri propri errori vi reindirizzeranno.
4. La nostra pietra non è ciò che tanti hanno pensato spiegando i termini degli autori più sottilmente di quanto la cosa non richieda, essi si sono ingannati con i nomi di diverse droghe che i saggi hanno riportato per far errare gli ignoranti.
5. Credete che solo l’uomo genera l’uomo, e parimenti il metallo genera il metallo, grazie al  proprio seme, che porta nascosto in sé.
6. Perchè, ancorché l’oro sia stimato morto, esso nondimeno contiene in sé il suo seme, grazie al quale può essere moltiplicato all’infinito.
7. L’oro è composto di tre cose, delle quali due sono superficiali ed una essenziale, e parimenti l’argento.
8. Perché l’oro e l’argento non sono che terra bianca e rossa, animata da quella essenzialità o cosa essenziale senza la quale i due metalli sarebbero di scarso valore.
9. Le due cose superficiali sono: 1, la terra che ci appare allo sguardo; 2, l’acqua congiunta a questa terra, la quale acqua non si vede se non quando il metallo è in fusione.
10. E questa essenzialità è l’anima o fuoco del metallo, il quale è costituito da una eccellente virtù.  
11. Ma questa virtù non può nulla se è privata di quella terra; ovvero che questa terra sia sì purgata, ma non totalmente disseccata.
12. Perché, sebbene lo spirito possa agire senza corpo, il corpo invano chiamerebbe l’anima senza spirito.
13. Dunque, non cerchiamo altro che la separazione di queste tre cose, corpo, spirito ed anima, col fine di disporle meglio di quanto sappia fare la natura, priva del tempo sufficiente per digerirle. 
14. E per giungere a questo scopo, bisogna in primo luogo estrarre il legame delle due altre parti, ossia lo spirito forte condensato.
15. Lasciando separato lo spirito, le altre due parti non possono accordarsi né rimanere insieme, perché l’anima desidera seguire lo spirito sempre di più.
16. Così il corpo, spogliato dello spirito e dell’anima, deve essere fortemente imbiancato come sale con la dovuta calcinazione.
17. Poi lo spirito sarà reso a questo corpo imbiancato, ma poco a poco, fino a quando per mezzo dello spirito il corpo divenga fondente come cera.
18. Allora questo spirito prende il nome di mestruale vegetabile, e reso al suo corpo esso vivificherà la pietra ed aiuterà a purificarla, affinché la detta pietra sia fermentata dalla sua anima.
19. Nota che tutte le cose del mondo sono composte da cinque parti: la prima è flemmatica, una umidità superflua; la seconda è mercuriale, che costituisce la sostanza delle cose; la terza è oleosa, ed è l’anima vivificante; la quarta è terrestre ed è il corpo; la quinta è la superfluità della terra ed è convertita negli individui; essa è chiamata terra nera, morta e dannata.
20. Ma la nostra composizione non è flemmatica, è assai carica di questa terra dannata, la quale tiene in prigione la nostra pietra. 
21. E quando questa terra dannata, maligna, è separata per mezzo del nostro magistero dalla terra pura, allora si ha la vera materia della pietra, senza alcun impedimento.
22. Bisogna dunque dissolvere il metallo affinché il suo spirito vegetativo possa operare; e ciò va fatto poco a poco, facendo operare la natura ad un regime di fuoco assai dolce; e quando esso sarà dissolto, separerai il puro dall’impuro e laverai la feccia fino a quando non divenga bianca.
23. Allora bisogna restituire lo spirito al corpo imbiancato, perché lo spirito ed il corpo essendo vicini chiameranno una nuova forma: mettili dunque ad un fuoco di corruzione e generazione, fino a quando non appaia la luce, ed allora potrai moltiplicarli a tua volontà.
24. L’oro è dunque il nostro corpo che bisogna assottigliare e poi putrefare nell’acqua, e da questa putrefazione uscirà la salamandra resistente al fuoco. 
25. Questa putrefazione è così importante che senza di essa nulla può farsi, e chiunque la padroneggi, per qualunque via, troverà una cosa meravigliosa.
26. Si sono composti una infinità di libri su questa putrefazione, ma i folli non l’intendono; essi intendono tutt’altro e perdono così il loro tempo.
27. Dunque, per mezzo di essa, l’azot ed il fuoco ti saranno sufficienti, con il forno segreto, perché, una volta putrefatta la materia, è impossibile che non se ne ricavi qualcosa di migliore e più perfetto.
28. Tutto è veridicamente spiegato in diversi libri, ed alcuni parlano più chiaramente di altri, ma i folli non gli credono, dal momento che le materie, i pesi ed i tempi non vi sono descritte letteralmente, ma simbolicamente.
29. Gli autori sembrano contraddirsi, nondimeno essi sono tutti conformi quanto all’intenzione, la quale non è che di dissolvere e congelare; ma per fare ciò, essi propongono mille regimi sofistici, e ciò nondimeno la scienza può essere compressa in poche parole, in meno di un’ora; non così i corollari, che sono invece infiniti.
30. In una parola la nostra intenzione non è altra che di prendere l’oro volgare e nettarlo con il cemento ottantimonio; poi ridurlo in pezzi minuti, dissolverlo, farlo aprire nella nostra acqua attraverso il segreto di natura e separarne il corpo, l’anima, e lo spirito.
31. Dopo bisogna purificarlo bene e ricongiungerlo alla terra purgata, affinché l’anima sia glorificata; da questa si farà il mercurio dei filosofi, che è la prima materia sulla quale dovrete lavorare; perché allora potrete dire «azot et ignis tibi sufficiunt».
32. Perché allora, nel vaso, attraverso un lungo e dolce regime di fuoco, appariranno tutti i colori del mondo, il che è assai bello a vedersi, ti rallegrerà e ti condurrà fino alla fine nel nostro forno segreto.
33. Il forno deve somigliare alla natura nel suo calore uniforme e proporzionato, che digerisce la materia nel modo che voi vedete nelle miniere.    
(sorvoliamo sui seguenti cento e passa capitoli che seguono nel manoscritto per arrivare alla pratica.

PRATICA

1. Per prima cosa bisogna purgare l’oro, poi dissolverlo e ridurlo in polvere assai impalpabile, poi da questa trarre uno spirito volatile bianco come neve ed un altro rosso come sangue, i quali due spiriti ne genereranno un terzo in un calore umido e continuo.
2. Ma il nostro magistero consiste generalmente in due operazioni principali, ossia dissoluzione e congelamento. La soluzione ne contiene due particolari, ossia soluzione semplice ed abluzione; la congelazione contiene due altri, ossia congiunzione e fissazione.
3. Nella soluzione le parti sono divise e tutta la materia rimane nera, nell’abluzione le stesse parti sono assemblate ed imbiancate. Nella congiunzione appare di nuovo la nerezza, e nella fissazione tutti gli elementi sono fissati insieme e resi inseparabili. 
4. Queste quatto operazioni sono ancora suddivise in dodici gradi: 1 Calcinazione. 2 Soluzione. 3 Separazione. 4 Congiunzione. 5 Putrefazione. 6 Coagulazione. 7 Nutrimento. 8 Sublimazione. 9 Fermentazione. 10 Resurrezione. 11 Moltiplicazione. 12 Proiezione.
5. La calcinazione si intende dei corpi; gli antichi l’hanno raffigurata attraverso un dragone addormentato nel fuoco, e sorvegliato da un vegliardo. Il dragone significa la virtù dello zolfo contenuto nell’antica dimora di Demogorgon, ovvero la terra; tale virtù addormentata è risvegliata dal nostro Marte, chiamato da alcuni magnete, che non è altro che la nostra prima materia semplice, o aria, che separa la terra da quelle materie che sono sole e luna.
6. Nella soluzione una bestia feroce divora il nostro sole in presenza del nostro magnete, il quale fa vedere sette bei fiori; ma il fuoco si risolve in sudore, e mercurio nasce (1).
7.  Nella separazione questo mercurio è separato dalle parti femminili che sono quelle del corpo e dello spirito, vale a dire dei due magneti.
8. Nella congiunzione, l’acqua viene messa da parte, ed il vegliardo suddetto congiunge l’uomo alla femmina quando, con dolci rugiade, molti colori appaiono.
9. Nella putrefazione, che è il quinto grado, appare la nerezza, poi al sesto grado arriva il congelamento, al settimo il nutrimento. L’infante è nutrito per tre volte di un latte adatto.
10. Nella sublimazione che è l’ottavo grado, l’oro e l’argento sono esaltati, ma al grado di fermentazione il seme è gettato in terra; al decimo grado, poi, il sole e la luna che Saturno aveva ucciso, resuscitano ed acquistano grande splendore.  
11. I due altri gradi sono la moltiplicazione e la proiezione, e sono stati chiariti in precedenza (2). 
12. Quanto alla gradazione del calore, dovete concepirla come la temperatura dell’aria da Ariete fino al Cancro, e da questo fino alla Bilancia, da lì fino al Capricorno.
13. Ma notate che i sette fiori che sono nell’opera sono le sette imbibizioni di cui Flamel fa ampia menzione; queste sette imbibizioni sono reiterate due volte e su di esse ti sia sufficiente ciò che abbiamo detto; perchè giammai nessuno ne parlò più chiaramente di quanto io abbia fatto; tutte le operazioni comunque, sono abbastanza a lungo trattate in Lullo.
14. Io vi lascio tre tipi di fornelli, ossia: quello di lampada, di letame, che sono in miei altri piccoli manoscritti, e quello di carboni del quale, a sua volta, ve ne sono tre tipi differenti, e cioè: 1° Il vapore dell’acqua semplicemente scaldate; 2, l’aria temperata da un globo di legno ben chiuso, forno nel quale io ripongo più fiducia che in tutti gli altri; 3° quello di lampada.
Sappiate che tutti non sono che uno, posto che sappiate amministrare nella giusta misura il fuoco e fuggire la fretta, dal momento che quest’ultima ha perduto molti artisti.

 

NOTE:

(1) Filalete, che coltivava gradevolmente l’allegoria, descrive così il mercurio dei saggi: «Il nostro mercurio è quel serpente che ha divorato i compagni di Cadmo, e non bisogna stupirsi poiché in precedenza egli aveva divorato Cadmo stesso, benché questi sia molto più forte. Ma alla fine Cadmo lo trapasserà da parte a parte in modo che con la forza del suo soffio egli potrà coagularlo!…».

(2) Ecco il testo dei capitoli ai quali fa riferimento Le Vallois:
101. La moltiplicazione non è altro che l’esaltazione delle sostanze ed una pura reiterazione di tutta l’opera con nuove materie; ed il completamento dell’opera nelle moltiplicazioni non è lungo come la prima volta, perchè a ciascuna moltiplicazione l’opera si abbrevia di nove mesi in tre, e la seconda si farà in tre settimane e così, alla fine, in pochissimo tempo. (p. 31).

107. Bisogna mettere quattro parti d’oro puro in un crogiolo e fonderle, poi gettarvi dentro una parte del vostro elixir, e mestare il tutto con una verga fino a quando non sia ben mescolata. Poi getterete il tutto in lingotti, e questa sarà una medicina per guarirei metalli lebbrosi. Ma, se la tua opera è al bianco, bisogna mettere della luna in luogo del sole; per l’uso del corpo umano, questa materia si accomoda diversamente, nel modo di cui troverete ampie delucidazioni in Lullo (p. 32).