Pagina on-Line dal 07/04/2012

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Ove andate voi in ruina, o mortali ebbri, che avete bevuto il vino della ignoranzia?
Conciosia che portare non lo possiate, cacciatelo fuori, vivete sobri, contemplate con gli occhi della mente, et se voi non lo potesse fare tutti, almeno quelli che possono lo faccino.
La pestilenzia dell’ignoranzia ha subvertito tutta la terra, et ha corrotta l’anima rinchiusa ne’ legami del corpo, e non le lascia acquistare la via della salute. Non permettete d’essere sommersi nel lago della corruzione e della morte. Sollevatevi, cominciate a gustare e ricorrete al fonte della vita, e incominciate a seguire colui il quale vi conducerà per la via della verità. Quivi è lo splendido lume non mescolato con alcune tenebre. Quivi non pazzeggia alcuno per ebbrezza, ma tutti sobrii vegliano e più sottilmente sguardano, con gli occhi della mente, colui che vuole essere veduto. Questi non s’intende con gli orecchi, né con gli occhi si vede, né si esprime col parlare. Sola la mente lo vede, la mente sola lo predica. Ma in prima è necessario spogliarti la veste che intorno porti, che è vestimento d’ignoranzia, fondamento di pravità, legame di corruzione, oscuro velame, viva morte, sensitivo cadavere, sepolcro portativo. Et finalmente ladro domestico, il quale lusingandoti t’ha in odio, e odiandoti ti porta invidia. Et così è fatto l’ombraculo inimico dal quale tu se’ tutto coperto. Esso in giù fortemente ti tira, acciò che ragguardando tu la bellezza della verità e il prossimo bene, non abbi in odio la sua pravità, e acciò che qualche volta tu non intenda le sue insidie, le quali in te ordina continuamente; questo guasta e corrompe la vista delli interiori sentimenti, e quella sommerge e abbatte con la gravezza della materia e inebbriala d’abbominevole e fastidiosa voluttà, acciò che non oda né mai vegga quelle cose che di ragione principalmente debbono essere udite e vedute.

 

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