Pagina on-line dal 26/05/2012
La trascrizione seguente, che qui riproponiamo con solo poche modifiche di punteggiatura e, ove indispensabile, accentazione, fu tratta dal Ms. Vat. Reg. lat. 1278 ad opera dello storico della scienza Giovanni Carbonelli, che la incluse nel suo Sulle fonti storiche della chimica e dell’alchimia in Italia (Serono, Roma 1925, pp. 72-83).
Il testo del Carbonelli è stato ristampato nel 2003 a nostra cura per la casa editrice La Finestra, di Lavis (1), corredato da uno scritto introduttivo e da una scheda biografica sull’autore. Le immagini che corredano questa edizione on line del testo del Ms. Vat. Reg. lat. 1278, provengono dal restauro digitale di quelle a suo tempo pubblicate da Carbonelli, e sono protette da copyright. La trascrizione, a parte qualche modifica di punteggiatura e accentazione, è conservativa, e comprende, tra parentesi, anche alcune interpolazioni del Carbonelli, il quale, di tanto in tanto, identifica e rintraccia le fonti delle citazioni.
Il Ms. Vat Reg. lat 1278 è un voluminoso manoscritto seicentesco, copia di un codice più antico. Il nostro testo è un breve opuscolo di 25 pagine con 14 figure disegnate a penna intercalate nel testo.
L’operetta è anonima, il Carbonelli segnala tuttavia che essa assomiglia ad un’altra opera in latino (ms. 2465-336, Fondo Gesuiti della bibl. Vittorio Emanuele di Roma) attribuita a Frate Elia.
Per ogni informazione ulteriore rimandiamo al testo di Carbonelli.
Massimo Marra © – riproduzione vietata con qualsiasi mezzo e qualsiasi fine
(1) Giovanni Carbonelli, Sulle fonti storiche della Chimica e dell’Alchimia in Italia, ristampa anastatica dell’edizione del 1925, con uno scritto di Massimo Marra, La finestra, Lavis, 2003.
_____________________
LAPIS ET SUA OPERATIONE CON FIGURE (Ms. Vat. Reg. lat. 1278)
La pietra nostra si fa d’una sola cosa, perché tutto il magistero nostro si fa con l’acqua nostra, perché essa è lo sperma di tutti li metalli et in essa si risolveno tutti li metalli; perché il corpo imperfetto si converte nel acqua propria, et quest’acqua congionta con l’acqua nostra fanno un acqua monda chiara che monda necessariamente tutte le cose, questa si dice cara e vile, della quale e con la quale si riduce a perfectione il nostro magisterio, perché solve i corpi non con la solutione vulgare come fanno gl’ignoranti, che convertono il corpo in acqua di nuvoli, ma con vera solutione philosophica, nella quale si converte il corpo in acqua, nella quale si fa l’istessa lavanda la medesima acqua trasmuta i corpi in cenere, et adverti bene perché questo è segreto grandissimo.
Contempla figliolo gli altissimi monti che sono alla destra et alla sinistra, sagli là suso, quivi trovarai la pietra nostra, et in quel monte produce ogni sorte di belletto et spetie, et similmente gl’è la minera.
La medicina nostra è un composto di sola natura.
Ecco ne vengo a te paratissima a concepire un figliuolo senza pari al mondo, et nascerà in due monti nel principio di due arbori secchi.
Vieni amata mia et cui abbracciaremo et generaremo un novo figlio che non somiglierà né al padre né alla madre. Re il cui capo è rosso, gli occhi neri et li piedi bianchi.
Due sono le pietre de savi che si trovano nel acque salmatiche et nelle rive de fiumi et in tutti i monti, et nelle spalle de demonij et nel fegato causto, de quali uno è bianco et l’altro è rosso, come è il maschio, et la femina, et con questi compagni sorge la sapienza.
Viene un fanciullo incoronato d’un pretioso diadema a nutrirlo et allevarlo sin che venga a perfetta età et il suo nome è Elixir, honoriamolo perché egli viene novamente, perciò dice il Philosopho:
Al vincitore darà l’ascosa manna
O voi che nascosti imbiancate il Latone, e chiudete i libri.
La pietra che è necessaria in questa opera è di cosa animata, questa la trovarai per tutto: nelle pianure, ne monti e nel acque, questa l’anno così i poveri come i ricchi, è utilissima e cara, cresce di carne e di sangue, ed è più pretiosa di tutti coloro che la sanno.
O natura benedetta che genera tutte le cose. O natura benedetta et benedetta è la sua operazione, perché del imperfetto fai perfetto. Perciò non pigliarai la natura se non Monda, cruda, terrea, sincera, amena e retta.
Andiamo a cercare le nature de quattro elementi.
Qui comincia la sublimazione de Philosophi et si fa l’argento vivo nostro.
Congiungi il servo nostro al adorifera sua consorte et generaranno.
La pietra nostra è corpo indomabile che non fa suono e che non mortifica.
Pigliate la pietra nostra et acconciatela in tavolette sottili e poste nel vano nostro fermamente chiuso sin che si solva prima, et cocete al calore del sole sin che si congeli.
Una sola è la pietra, una sola medicina, un sol vaso, un sol fornello, un sol andamento, una sola dispositione alla quale né aggiungiamo, né leviamo cosa alcuna, se non che nella preparazione teniamo le cose superflue.
Tutte queste nostre operazioni consistono solamente nel sublimare in un sol vaso, et si riducono a perfectione in un sol vaso et in un solo fornello.
La pietra nostra ha lo spirito, il corpo e l’anima.
Lo spirito è la sua aqua, l’anima è la sua tintura et il corpo è la sua terra. Convertite le nature et fate il corpo spirito. Prima facciamo di grosso gracile, di corpo acqua, di poi di acqua corpo, et questo è mescolamento naturale perché ivi è il maschio et la femina.
Canaida si croceo mulier sit nupta marito
Mox parit, et gemino tantum de corpore corpus
Querit in merdij (sic) qui nostra secreta requirit
Divitias tempus terit, coitatque (sic) labores
Mercurius dat quod queris hime spiritus, inde
Corpus et hinc anima emergit fortissimus aeter
Versicolorque draco corpus in lumine solis
Leprosum muto, in niveam tum cetera Lunam.
Tre sono i colori perfetti: nero, bianco e rosso, et molti altri non se ne fa conto come da quelli dependenti.
Qui si fa la congiuntione de due corpi, et se nella pietra fosse un solo di questi due corpi, mai darebbe agli altri tintura: i quali due corpi essendo congiunti e ricevuti nella congiuntione della pietra, è impregnato nel ventre del vento, come dice il Philosopho, il vento portò quello nel suo ventre.
È cosa chiara che il vento è l’aria e l’aria è vita, è anima, cioè acqua overo oglio.
Vedi che niente in contrario entri con la pietra nostra se non essa sola.
Questa pietra in vero si compone di quattro elementi:
Fuoco, Aria, Aqua, Terra. La pietra nostra certissimo et senza bugia è di cosa animata.
Qui totalmente si solvono i corpi nel nostro argento vivo fisso et si fa acqua permanente bianca a guisa di una lacrima d’occhio.
La cosa nostra non si compra con prezzo, et quella cosa che caro prezzo si compra è tenuta in questo nostro magisterio inutile e bugiarda.
I corpi soluti sono ridotti in natura di spirito, né mai l’uno da altro si separano, così l’acqua è mescolata con l’acqua.
Putrefattione de Philosophi
Negrezza trasparente et lucida.
Capo di corvo.
E similmente è necessario che si putrefaccia.
Qui si sublimano i corpi nel nostro argento vivo, cioè in acqua del Mercurio nostro, qui si solve l’oro de filosofi et si riduce nella sua prima materia.
Qualsivoglia colore che apparirà dopo la negrezza laudarai.
Qui sono posti li corpi in putrefattione, et si fa terra nera, et quando vedrai la materia farsi nera allegrati, che è il principio della digestione.
Quando sarai nel opera procura il color nero prima, et allora sarai certo che la putrefarai et procedi per bona strada.
Bruscia il rame nostro a foco lento come nutrice del ovi sinchè il suo capo si constituisca et si cavi la tintura a poco a poco sin che si compisca in tempo longo.
Quando una parte diviene nera diciamo di aver la chiave del opera, perché non si fa senza negrezza, essendo questa la tintura la quale cerchiamo et in qualsivoglia corpo troviamo.
Il capo dell’arte è il corvo, che nella negrezza della notte et nella chiarezza del giorno vola senz’ale.
La pietra è animale e minerale, un colore splendido, una mente sublime et un mare spatioso, et io ve l’ho esposto, ringraziate Dio et operate.
O natura benedetta che fai del imperfetto perfetto solo con la putrefattione, che è nera et oscura, fai dapoi germogliare nove e diverse cose con la tua verdura et fai apparire diversi colori, ma nel magisterio nostro vi è necessaria la pazienza et la ritardanza, la fretta è invero dal canto del diavolo.
In processo di tempo il corvo diverrà bianchissimo a guisa di neve.
Capo del corvo.
Negrezza trasparente.
Questa è la terra nera e puzolente della quale parlano i filosofi, è nel mezzo del vaso.
Questa è la terra che è acqua, nel seguente vaso scenderà nel fondo del vaso.
Se non si putrefà nel fuoco del letame, cioè nel ventre del cavallo, niente vale.
Sette dispositioni di questo magisterio:
P.a la purificazione che è trare la pura materia della Pietra, overo mundare il puro dall’impuro.
2ª la sublimazione che è separare le parti grosse dalle sottili.
3ª la putrefatione che è dissolvere i corpi nostri in argento vivo, cioè in acqua del Mercurio nostro.
4ª la mondificazione, che è mondare il corpo dalla negrezza.
5 ª la congelatione che è congelare, però quando vedrai l’acqua congelarsi sarai certo che l’arte è vera.
6 ª la calcinazione che è dissolvere et convertire in cenere, et questo cenere non lo disprezzare.
7 ª è la fissazione che è imbiancare et arrossire.
Oglio rosso di nessun valore.
Adverti che se ti affatigarai senza la putrefactione vedrai un oglio rosso quasi uano et natando quasi di sopra come in uano, et questo è il segno che in uano ti affatichi.
Ma se tu solverai la tua materia con la putrefactione, la vedrai bianca, verde, nera, alla fine gialla et rossa, et allora terrai che sia bellissimo segno di aver bene operato.
Dipoi anco vedendo la materia condensarsi et convertirsi in terra, et questa condensatione nel principio stava sopra l’acqua, et così a poco a poco diminuendo et facendo spesso viddero sommergere la terra nel acqua et stare nel fondo del vaso sotto l’acqua, la qual terra sarà gialla, nera et puzzolente, dissero i filosofi che questa è una buona concetione.
Accendi il fuoco nel forno secondo il costume de filosofi et fa che tutta la materia si solva in acqua, dapoi reggila con foco lento si che la maggior parte si converta in terra nera, il che sarà il XXI giorno. Non habiamo potuto trovare altra cosa dove consistesse la putrefactione quanto alla vera trasmutatione overo preparatione de corpi, che non avvenisse dal corrompersi in tutto, et dal farsi in tutto nero.
Serpente verde, chiome di color nero.
Capo del corvo.
Terra negra e puzzolente nel fondo del vaso nella quale sono nati vermini.
In questo vaso si solverà del tutto in acqua come prima et si farà in colore di oglio Citrino.
Mercurio è la pietra che per se stessa mortifica et ravviva, sij assiduo et continua la decoctione sinche esca sopra l’acqua la tintura et il color nero, e quando vedrai stare sopra quel acqua la negrezza sappi che tutto il corpo è liquefatto, allora fa bisogno continuare sopra esso il fuoco sin che haverà generata una nuvola, la quale partorirà tenebrosa l’intenzione de filosofi, et che il corpo già soluto in polvere nera entri nella sua acqua et si facci ogni cosa una cosa sola; dapoi l’acqua piglia l’acqua come materia propria, et però se ogni cosa non si convertirà in acqua mai perverrai a perfectione.
Il primo grado di preparatione della tua pietra è che ella si faccia mercurio, ne si fa questo finché non si alleggerisca per il dominio del acqua et del calore secondo il continuo modo delle generationi, nella qual generatione se l’humidità del ventre et il calore non fosse continuo, lo sperma non si fermerebbe né il parto si farebbe come apparisce nel opera nostra, che con il calor temperato si faccia molt’acqua, acciò habbia assai oglio, perché quanta sarà la quantità del acqua, tanta sarà la moltitudine della tintura.
L’oglio dunque, che di sopra comendai si salvasse, distillisi per sé per lambicco a modo nostro, senza aiuto di alcun, et quando è presto, o circa il fine della distillatione, guardisi al suo cerchio che si riceve nel recipiente, et si cangia il colore a guisa di un certo colore abbrugiato; il quale oglio salvisi in un vaso di vetro ben turato, perché questo è elixir da conservar la vita humana, da cacciar ogni humor cattivo e ogni superfluità. Guarda che la tua opera non sia tolta, e dal foco e dal suo vaso, sin tanto che il tutto non è ridotto a perfettione al bianco o al rosso. Quando la negrezza apparirà la prima volta è segno della putrefactione et della solutione della pietra, et quando la negrezza sarà del tutto svanita è segno della totale sua putrefactione et solutione.
Si cerca anco se le nuvole nere durano nella detta pietra quaranta giorni; si risponde che alcune durano più, alcune manco, et tale varietà avviene per la variatione della quantità della medicina et è industria di chi opera, onde la maggior quantità richiede maggior tempo, ma la saviezza di chi opera vole manco tempo attesa la separazione della negrezza.
Si cerca anco quanto tempo durerà questa putrefattione et mundificatione della terra. Si risponde quaranta giorni, et alle volte più e manco, secondo la quantità della terra e del acqua.
Sia il foco così lento che tutta l’opera da per sé saglia et liberamente scenda senza offendere il vaso.
Oglio de Philosophi.
Capo del corvo.
Qui è nato il novo figliolo nero e si fa bianco et si chiamerà Elixir che farà opere maravigliose.
Qui la terra che era nera e puzzolente nel fondo del vaso si è convertita in argento vivo come prima, et soluta in colore d’oro, et perciò si chiama oglio de Philosophi.
Solvi l’oro et riducilo nella sua prima materia, cioè che veramente si faccia solvere argento vivo, che allora possiamo far benissimo argento et oro quando sarà convertito nella loro materia, però tutto si debbe lavare et decocere, acciò sia veramente solfo et argento vivo, perché secondo i filosofi è materia debita di tutti i metalli. Chi dunque saprà menar moglie, impregnarla, mortificare et ravvivare le spetie delle cose generative, metter lume et nettare della bruttezza et della tenebre sarà di grandissima autorità. Noi dunque congiungeremo; il nostro re incoronato con nostri figliuoli non genererà né anco nel foco lento, ma il figliolo congiuntamente al generante perché le sue nugole che eran sopra di lui ritornano nel suo corpo come erano uscite.
Continua dunque sopra quel bagno temperato sinché si solva in acqua impalpabile, acciocché la materia venga tutta fuora in colore di negrezza, che è segno di solutione.
Procura dunque che la sua humidità non esca dal vaso et vada di male, onde la ridurrai alla terra; congela con foco leggiero, così si congela lo sperma nel ventre.
È dunque da procurare che l’acqua col troppo fuoco non si converta in fumo et fugga; non ti disperare dunque figliolo della dottrina, perché se la cercarai né codici non la ritrovarai, ma più tosto con la speculatione della natura.
Chi seguirà la perscrutatione de’ libri tardi arriverà a quest’arte pretiosissima.
Guardarti di non metter mai lo Elizir se non sopra il Sole e la Luna, et chi non conosce la nostra materia và come cieco alla pratica.
Solphore de filosofi et argento de filosofi.
Casa tenebrosa.
Qui comincia ad imbiancarsi alquanto l’acqua.
Allora si fa un drago che mangia le proprie ali, che manda fuori diversi colori in molti modi et molte volte si moverà da coloro a coloro sin che venga alla bianchezza.
Il re verrà nel fuoco e ti allegrerà del maritaggio, et le cose occulte appariranno, et il latte della vergine si imbiancarà, et il figlio nostro già grandicello (?) li fa dunque gueriero, e nella tintura eminente.
Guardati da foco eccessivo, oglio con carbone al fine e basta.
Guarda che la pasta non sia mai prima del mercurio vivo.
Il troppo foco fa vitrificare.
Il troppo humor fa convertire in lago.
Però governa il drago. Com’ha bisogno di mangiare bere.
E mai di putrefare ti sia tedio.
C’ha tutta l’opra dà rimedio
Ma pur lo troppo foco non ti falli.
Non fa lo naturale
Le scorie d’ova e i denti d’elefante.
E qual rubin bolasti et diamanti.
Solfo de filosofi.
Casa tenebrosa.
Questa è pietra et non è pietra, ma spirito, anima et corpo, che se lo dissolverai si solve et si congela, et se lo fai volare vola, è volatile bianco e chiaro a guisa d’una lacrima d’occhio, dipoi diventa citrino, salso, e senza peli, né alcuno può toccarlo con la lingua, et se dirai quello esser aqua dirai il vero; ma se dirai che non è acqua dirai la bugia, se tu penserai sopra di questo si può operare.
Solfo de filosofi.
Casa tenebrosa.
Qui del tutto l’aqua si monda dalla negrezza, et alquanto comincia a biancheggiare.
Sappi homo da bene che il capo del corvo è il collo del vaso, il quale tu ammazzarai, et nascerà una colomba, dapoi una fenice, et sarai felice.
Qui con queste poche parole si prevede tutto il magistero nostro, cioè al bianco et al rosso. Io benché indegno ho visto fin qui il tutto. Pure io prego il Clementissimo nostro Iddio di arivare al desiderato fine et di vedere.
Cenere d’ogni Cenere.
Io son nero perché il sole m’ha scolorito.
Quelle nugolette nere scendono al suo corpo onde erano uscite, et è fatta congiuntione fra la terra e l’acqua, et è fatto il cenere.
Sia il foco lento sino alla bianchezza acciò gli spiriti fortificati combattino contro il foco, perché gli spiriti essendo lontani dai corpi desiderano a quelli unirsi et gli seguitano, et havendoli hauti habitano in quelli, et gli ravvivano, né mai si separano da essi; ravviva dunque il morto et ammazza il vivo, et haverai il magisterio.
Quanto prima quest’acqua sarà del tutto monda dalla nerezza, subito quelle nuvole nere cominciano a scendere nel suo corpo onde erano uscite, et de hora sino al terzo leone subseguente, nel quale sarà Elixir perfetto bianco, sono giorni quaranta. Guardati dunque che non esca dal vaso la sua humidità et vada di male, onde la ridurrai alla terra. Congela con foco lento, come si congela lo sperma nella matrice, perché havendo abbracciata la sua consorte velocemente passa nel suo corpo.
Volta dunque l’acqua sopra la sua terra sinché dal basso si congeli.
Rendasi dunque alla Cenere un terzo della sua acqua perché in quello appariranno tutti i colori mondi quando l’umidità sarà imbianchita e disseccata.
Dove sarà il corpo qui vi è il cenere et si congregaranno anco l’aquile.
Arnaldo (si allude alla sentenza, tolta da Arnaldo da Villanova).
Ma perché natura non ha moto se non per l’attione del calore, perciò se tu misurerai bene il caldo, l’acqua et il foco si basteranno, perché bagnano, nettano, nutriscono il corpo et togliono via la sua oscurità, perché l’acqua che habita nel aria seguita la terra come il ferro la calamita.
Replica dunque tutti questi ordini sopra essa quattro volte, et al ultimo calcina per il suo modo che fissa e calcina, così tu hai netto sufficientemente governando la pretiosissima pietra, et la pietra et la terra. Calcinare non è altro che disseccare et convertire in cenere; brucisi dunque senza paura finché si riduca in cenere, ed essendo fatto l’havera benissimo mescolato.
Non dispreggiar dunque questo cenere, ma rendigli il sudore che ha buttato. L’acqua dunque tutta bruciata et convertita in terra, si putrefaccia per alquanti giorni sopra il leone sin tanto che di sopra si venga un color bianco più pretioso. In questo vaso appariranno tutti i colori mondi quando l’humidità sarà disseccata, quello che è uscito da esso riducilo sopra, et sia da quello apparato per il fuoco.
Rosa bianca.
Io sono l’elixir al bianco che tramuto tutti i corpi in luna perfetta miglior d’ogni miniera.
Di questa cosa una parte ne converte mille di mercurio vivo in luna purissima et miglior d’ogni miniera.
Morigine (Sentenza tolta da Moriene. V n°1, pag. 80)
Imbiancate il latone et riponete i libri, acciò che non corrompino i cori nostri, perché la nostra cosa è leggiera, et ha bisogno di leggiero aiuto, chi nà imbiancarà esso farà il membro.
Arnaldo.
Il bianco et il rosso procedono da una medesima radice, quel che si fa nel bianco si fa anco nel rosso. Se tui dunque imbiancarai filosoficamente, et nel opera non trapasserai il termine, sarai beato, questo vedendo subito ti verrà ammiratione, paura et terrore.
Se prima non imbiancarai non si può fare il vero rosso perché nessuno può arrivare dal primo al terzo se non per il secondo, così non potrai dal nero venire al citrino se non per il bianco. Imbianca dunque il nero e arrossisci il bianco et haverai il magisterio.
Poich’è compita questa medicina
Non solamente in corpi de metalli
Ma tutti i gravi mali,
Rimove e scaccia delli corpi humani,
Poich’è scacciato il morbo lo difende
Che non ritorna mai più nel futuro,
E fa star l’huom sicuro
Per fin che stare deve lieto e sano
Conserva sanitate e giovinezza,
Senza peccato d’una gran ricchezza.
Conserva anco il calore naturale
E lo spirito vitale
Sopra ogni medicina di Galeno
D’Hippocrate, Avicenna e Damasceno.
Rosa rossa
Questa pietra è benedetta dal Signor Iddio, fatta per mano de gl’huomini.
Io sono elixir al Rosso che trasformo tutti i corpi imperfetti in oro purissimo, e miglior di miniera, una parte sopra mille di mercurio del volgo.
S. Thomaso d’Aquino:
Poiché l’anno si divide in quattro parti così anco è l’opera nostra.
La prima è fredda e piovosa vernata (nero).
La seconda la calda et humida primavera (bianco).
La terza la calda secca e rosseggiante estate (rosso)
La quarta l’autunno freddo e secco, tempo di corre e frutti.
Quando vedrai quella bianchezza che apparisce e sopra tutto eminente sarai certo che in quella bianchezza vi è occulta la rossezza, et allora non bisogna cavare quella bianchezza, ma cocere finché tutto diventa rosso.
Si deve cercare dal operante se il prezzo della pietra è grande o piccolo: se dice picciolo dice bene, se dice grande è ingannatore. Lilio.
Nella fine uscirà il re incoronato con la sua diadema fulgente come sole chiaro, come carbonico sì fuora risplendente, come cera perseverante nel fuoco che penetra e che ritiene l’argento vivo.
Il colore della rossezza si crea da compimento della digestione, perché il sangue non genera nel huomo, se prima non si coce nel fuoco. Così l’urina bianca è segno che non è finita la digestione.
Decuocasi dunque con fuoco secco et con secca calcinatione, sinché divenga rosso come cinabrio, al quale non metterete sopra altr’acqua o altra cosa alcuna sinché al compimento si decoqua il rosso, et se per la decotione sarà fatto rosso, darà proprio colore d’oro, perché, in spatio di sette giorni si comprende tutta l’opera. Così il numero settenario significa l’università, et in questo si finisce il pretioso dono di Dio.
Dalla lamina cristallina che è elixir al bianco se ne sarrà dato quanto un grano di senapa a chi ha la febbre, subito guarisce: et l’elixir rosso cura bene tutte le malattie veccie e disperate.
Se le malattie saranno d’un mese, si guariscono in un sol giorno, se saranno d’un anno in dodici giorni, se antiche in un sol mese.
Se piglierai del nostro elixir ogni giorno sino al settimo al peso di tre carobre, i tuoi capelli canuti tutti cascaranno, e nasceranno neri, e diverrai di vecchio giovine et gagliardo.
Poiché non lascia che il sangue si putrefaccia, né che flemma signoreggi, né che colera abbrugi, né che melanconia si esalti, anzi monda il sangue, purga le cose contenute nelle cose spirituali, rassetta i membri del corpo e gli restaura e custodisce.
Il nostro Elixir è composto d’una cosa sola, et è il nero oro potabile, et quelli che intendono il del oro volgare sono ciechi e sciocchi, che se l’oro desse della sua perfezione ad altri esso rimarrebbe imperfetto.
Il regimento della pietra nostra è nerissimo, et bisogna decocerlo di continuo nel suo vaso senza intermissione sinché tu giungi alla fine et al effetto.
Usa dunque il più nobile et il più semplice membro, et ti basta il membro del corpo del Core, si come il membro del cervello del capo, perché nel core è la forza irascibile del anima, si come nel Cervello è la rationale. Ti basta dunque mettere la pietra nel suo vaso et similmente chiudere sinché tutto il magistero si finisce, perciò non invano si rinsalva il leone nella nicchia, perché uno seguita l’altro come la sposa lo sposo suo. Ravviva dunque il morto et ammazza il vivo, et haverai il magisterio.
Finisce la vera intentione filosofica al bianco et rosso. Laus deo Amen.
Nel libro di maestro Giacomo Tornabuoni erano scritta le seguenti parole Dal libro della Trinità.
La più certa et la miglior cosa nel arte è l’oro naturale et l’acqua mercuriale, queste cose similmente mescolate cangiano tutti i metalli in oro benissimo.
La medesima congionta con l’argento fa il medesimo al argento sopra tutti i metalli. Se tu cerchi più innanzi perirai.