Pagina on-line da 03/06/2012
Il testo apparve per la prima volta su Archeion – Archivio di Storia della scienza, vol. 11, 1929, pp. 206-209 (1). Pubblicata a cura di Louis Karl, professore all’Università di Graz, questa ricetta per fare l’oro è stata tratta dal manoscritto 417 del Museo Condé a Chandilly (Cabinet des livres, 1900, 1, 231, n° 992).
Si tratta di un manoscritto cartaceo di 89 foglietti, che contiene tre trattati in italiano e latino.
Ci troviamo, in questo caso, di fronte ad una ricetta per fare l’oro che si attribuisce ad un sovrano di cui di solito non si cita alcun particolare coinvolgimento diretto con gli studi e con le pratiche alchemiche. Tuttavia, una ricetta dell’oro potabile, ugualmente attribuita a Mattia Corvino, è citata da più fonti; Louis Karl ricorda: «… M. Sudhoff ha segnalato un manoscritto della biblioteca nazionale di Vienna (Cod. 11.200 dell’Arkiv für Geschichte der Medizin XVII, 1925, p. 263) in cui l’oro del re Mattia Corvino è raccomandato come preservativo contro la peste. Una ricetta di questa droga ci è trasmessa da Georges Handschius (Miscellanea, Praga, 1550) che l’attribuisce a Gallus, medico del re Ferdinando, che l’ha ricevuta dal suo discepolo Ulricus, studente a Padova sotto Matteo Curtius. È dunque in Italia che bisogna cercare la fonte di questa pozione raccomandata da Conrad Schwestermiller nel 1484 come medicina contro la peste. La preparazione dell’Aurum hungaricum esige la soluzione di 5 pezzi d’oro, ma Steinhowel ne ha raccomandati fino a 40 o 50 pezzi…» .
Non deve dunque stupire l’associazione di ricette e preparazioni alchimistiche col nome del potente re d’Ungheria. Alla corte del re Mattia Corvino (1440-1490), duca d’Austria e signore di Slesia, Moravia e Lusazia, l’alchimia doveva essere di casa come in molte delle corti europee del tempo. Qui era stato, a partire dal 1479, chiamato Marzio Galeotto da Narni (1427-1490), il medico ed umanista formatosi a Ferrara alla scuola di Guarino Veronese. Lettore di lettere già all’età di 23 anni nello studio di Padova, qui egli portò, nel contempo, a termine gli studi di medicina. Marzio raggiunge il suo amico ed antico sodale di studi Pannonio, già alla corte d’Ungheria, e qui è probabilmente precettore di Giovanni, figlio di Mattia, ma anche e soprattutto amico, medico ed inseparabile consigliere del re (2). Il Galeotto, di cui sono noti gli interessi astrologici e divinatori, come ogni medico della sua età fu indubbiamente versato anche negli studi alchemici, e non è improbabile che, ad esempio, la ricetta dell’Handschius, che si fa risalire ad ambienti padovani, possa essere messa in relazione con la presenza alla corte di re Mattia del medico umbro (3). Il Corvino, tra le altre cose, fu cultore e protettore della cultura, della filosofia e delle arti, ed è il dedicatario del celebre terzo libro del De vita ficiniano.
In effetti, come ricorda in tempi recenti Alessandro Scafi (4), alla corte di Mattia Corvino, così come in molte altre corti rinascimentali, fioriva un importante interesse per la cultura magico-ermetica ed astrologica. Galeotto Marzio (5), testimonia del profondo interesse astrologico e fisiognomico di re Mattia, che egli definisce “rex et astrologus”; il sovrano ci viene descritto consumarsi sulle opere ermetiche di Apuleio e profondersi nell’esaltazione delle virtù magiche dell’imaginatio. Così, il re-ermetista doveva a giusto titolo citare con autorevolezza, nel dialogo di Brandolino Lippo (1440-1497) De humanae vitae conditione, autori come Ermete Trismegisto e Platone (6). Indubbiamente un frequente scambio epistolare doveva collegare l’accademia ficiniana al cenacolo di studiosi raccolti intorno a Mattia, e la corte ungherese dovette essere impregnata delle ricerche magico-astrologiche che già erano state al centro degli interessi di János Vitéz, l’arcivescovo educatore di Mattia (7).
Mattia deve dunque essere a buon diritto aggiunto alla già lunga lista di sovrani europei che tra Rinascimento e Barocco, furono tra i protettori e sostenitori dell’arte della crisopea; la storia di questi sovrani, affascinati dalla filosofia ermetica non meno che dal miraggio della trasmutazione, ci ha lasciato, oltre alle cronache ed alle testimonianze disseminate lungo una tradizione manoscritta e a stampa, anche una lunga serie di testimonianze numismatiche più volte studiate (8).
La ricetta, come noterà chi è avvezzo al linguaggio operativo dell’alchimia, consiste in una reiterazione di operazioni di cottura-sublimazione, tritatura, filtraggio e ricottura dell’amalgama preparato di oro-mercurio, che qui tiene il luogo della materia filosofale. Questa sublimazione e purificazione progressiva della materia filosofale, avverte la ricetta, si conclude o si reitera a misura che l’oro filosofale ottenuto sia o meno perfetto, e che la materia filosofale sia perfettamente fissata: «… Nota che la sopradetta medicina si puol moltiplicar ad infinitum, procedendo – ut supra – et sempre si farà più potente e megliore, et più presto si fissarà, et fara maggior projettione…».
Massimo Marra ©, tutti i diritti riservati, riproduzione vietata con qualsiasi mezzo e per qualsiasi fine.
NOTE:
(1) Louis, Karl, Notice sur une recette alchimique de l’or attribuée au roi Mathias Corvin, in Archeion – Archivio di Storia della scienza cit..
(3) Il Galeotto, con al braccio un falcone, è stato raffigurato, in tempi recenti, in una posizione di primissimo piano nella celebre fontana di re Mattia – opera del 1904 dello scultore Alajos Stróbl (1856-1926) – che orna l’ala occidentale del castello di Budapest, in cui si vede il re che guida una battuta di caccia. È nota anche una moneta battuta in Ungheria, poco dopo la morte del Galeotto, che riporta l’effige del medico umbro.
(3) Sulle complesse vicende biografiche del Marzio Galeotto, sui suoi viaggi in Ungheria, sui suoi rapporti con il Corvino, sulle sue disavventure giudiziarie e sull’aneddotica che lo vuole, di corporatura gigantesca e di attitudini guerresche, perire per una banale caduta da cavallo, si è soffermato copiosamente il Tiraboschi in Storia della letteratura italiana, tomo VI, parte seconda, Venezia 1823, pp. 514 -526. Rilevanti sono le correzioni, soprattutto cronologiche, apportate al riguardo della permanenza di Marzio in Ungheria, da Carlo De’ Rosmini nel terzo volume della sua Vita e disciplina di Guarino Veronese e de’ suoi discepoli (libri quattro, Bettoni, Brescia 1806) nel capitolo dedicato a Marzio Galeotto (pp. 107-116). Su Galeotto vedi, on-line, la sintetica scheda biografica all’indirizzo: http://www.narnia.it/galeotto.htm
(4) A. Scafi, Aurum Hungaricum: il re Mathia della Ungheria e il segreto della Alchimia, in Rivista di studi ungheresi n° 8, 1993, pp. 5-16.
(5) Nel De egrege, sapienter, iocose, dictis ac factis regisa Mathiae ad ducem Johannem eius fiflium liber (ed. Lipsia 1934 a cura di L. Juhász) cit in A. Scafi, op. cit. p. 9.
(6) Scafi, op. cit. p. 10.
(7) Idem, p. 11.
(8) Si veda ad esempio Pierre Martin-Rey, Anciennes Monnaies Hermétiques faites d’or et argent philosophal, in Revue Numismatique nouvelle série, Tome douzième, 1867 (pp. 255-274), oppure il più esteso saggio di Henry Carrington Bolton, Contribution of Alchemy to Numismatics, New York 1890 (di prossima pubblicazione in prima traduzione italiana in questo stesso sito).
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IL RE MATHIA DELLA UNGHERIA E IL SECRETO DELLA ALCHIMIA
(Ms. 992, fol. 2° verso, del Museo Condé di Chantilly)
Particolar à oro qual faceva Rè Matthias d’Ongaria. Cade una parte sopra vinti de luna in oro.
Recipe mercurio libram unam, tal commun preparato onze sei massena bene insieme, – poi metti in bozza con suo recipiente senza lutar le gionture, – et el mercurio passarà nel recipiente, et così sarà ben purgato et ben preparato, – lavalo con acqua calda, – et fa passar per corio et serva.
Item recipe onza una oro de cimento laminato, o ver limato sottile, – fallo infocar in un corizziolo, – et in un altro fa scaldar onze quattro mercurii vivi, – et fa amalgama, mescedando bene insieme con una bastoncello, poi butta in acqua calda e lavala, – poi evacua l’acqua, et asciugala con una pezza di lino, poi masenala con il doppio sal commune preparato, – et ogni cosa metti in un bicchiero lutato sopra ponendoli un’altro bicchiero, – et metti à sublimar e sublimarà el mercurio vivo, qual serva por moltiplicar la medicina seguente.
Poi piglia l’oro, et sale restati in fondi, et lavali in acqua calda, lo sal si rissolverà, et l’oro resterà in fondi, – fallo scaldar – ut sopra – in un corizziolo, – et in un altro corizziolo fa scaldar onze quattro mercurii vivi, et fa amalgama – ut supra, et sublima, et salva lo mercurio, et così farai tre volte, et haverai lo tuo oro ben calcinato, – et nota d’amalgamarlo sempre con lo mercurio preparato, et quello che sublimerà, salvarlo per moltiplicar la medicina da poi.
Recipe onza una di detto oro calcinato, – et mettila a scaldar in un corrizziolo, et in un altro fa scaldar onze quattro di mercurio sopra servato, et fa che l’oro sia ben rosso, et buttalo sopra lo mercurio predetto, et fà amalgama, et come è fatta l’amalgama, strucca per una pezza tanto che resti solamente tanto mercurio quanto fù oro et non più, qual metterai à sublimare in vaso simile con il culo piano, et in collo longo lutato per trè dita di sotto: (figura del vaso) – Poi metti a fornello de carboni con registri, overo di lucerna – come ti pare, mà meglio è di lucerna – et dalli foco de primo grado, ita che ogni due hore sublimi el mercurio, qual farrai descendere sopra il suo corpo con una bacchettina con un poco di bombato in cima, poi serra el vaso sempre con un poco di bombato, et così seguita con questo foco finche el mercurio non sublimi più, et che resti precipitato infondi, et metti a mente come hai dato questo primo grado di foco, perche nelle seguenti moltiplicationi bisognerà usarlo finito el primo grado doppia lo stoppino, et procedi – ut supra – sublimando, et precipitando sinche più non sublimi, et nota chel mercurio vuol sublimar in hore due ne più ne manco, finito el secondo grado doppia el stoppino et procedi – ut supra – sublimando, et precipitando fino che per tal foco non sublimi più, et in quaranta giorni sarà fornito, et haverai la tua amalgama fissa, fornito il terzo grado di foco rompi lo vaso, et tuò l’amalgama, qual masena, et metti a scaldar in crosiolo, et in un altro metti à scaldare onze otto mercurii, – et fà amalgama – ut supra, – et falla passar per pezza o corio, ita che resti accompagnata con equal suo peso di mercurio, ita che se l’amalgama è onze doi, retenghi onze doi di mercurio, et non più, et questo ordine tiene in tutte le tue amalgamationi.
Ditta seconda amalgama metti à sublimar in vaso come di sopra, mà un poco più grandetto, et prociedi con il foco in tutto, et per tutto – ut supra sublimando et precipitando finche l’haverai dato il terzo grado fissatorio, qual finito rompi lo vaso, et masena la materia fissa, et amalgama con quattro volte tanto mercurio, come facesti sopra, – poi falla passar per pezza, ita che resti solamente tanto mercurio quanto e l’amalgama fissa, qual metti in un altro vaso à sublimare, et precipitare in tutto e per tutto come di sopra, – eccetto che in questo terzo ultimo grado bisogna darli alquanto maggior foco per vedere se la materia è fissa, et caso che non lo fosse, seguita il foco, fin che la sia fissa, – et sarà medicina ottima, della quale se farrai proiettione di parte una sopravinti di luna fina, la transmutarai in oro di vintiquattro carati ad ogni iudicio, et se la luna sarà calcinato una parte converte quaranta, et sappi che questo particolare è verissimo, con il quale il Rè Matthias faceva oro perfettissimo, del quale faceva quei ducati, ch’hanno quella Madonna, et questo oro è alquanto più duro che l’altro, tamen è perfettissimo et di essi n’è stà fatto el sazo, nella cecca di Venetia, et è stà trovato bonissimo oro.
Nota che la sopradetta medicina si puol moltiplicare ad infinitum, procedendo – ut supra – et sempre si farà più potente et megliore, et più presto si fissara, et fara maggior projettione. Nota di nettar spesso el cul del vaso dalla calcina fà la lucerna, perchè l’impedisce la decotione.