Pagina on-line dal 27/04/2012
INTRODUZIONE.
L’Eclaircissement sur la Philosophie Hermétique esce nel 1750, nel momento in cui si assiste ad una formidabile esplosione della letteratura francofona di tematica alchemica [1]. Il luogo di stampa, a Leiden, è senza indicazione di stampatore. Il testo francese segue una prefazione ed un avertissement, ed occupa le pgg. 8-16 dell’opuscolo; a partire da pagina 17 inizia la versione latina del testo, che conclude la pubblicazione.
Il testo sfugge alla catalogazione dei principali repertori specializzati (Ferguson, Caillet, Duveen, Ouvarov…) e nulla si sa del suo autore. Una breve avvertenza di aspro tono polemico posposta alla prefazione ci dice che l’autore avrebbe voluto presentare la prefazione stessa sul Mercure di Parigi, o sul Journal di Trevoux o su quello di Verdun. Tali giornali essendosi manifestati, evidentemente, scarsamente interessati, vengono severamente rampognati dall’autore, che antepone al suo breve trattatello sull’opera filosofale, la prefazione altrove probabilmente respinta. Questo ci dà un’indicazione sulla certezza dell’origine francese del trattato e, forse, dell’autore.
L’unica citazione del testo la troviamo nel terzo tomo del Dictionnaire des ouvrages anonymes del Barbier (Paris, 1874, pag. 7) in cui si specifica, accanto al titolo del libro, l’attribuzione par Gherardini, che il Barbier fa risalire ad una note de l’inspecteur de la librairie d’Hemery. Si tratta di una notevole confusione, poiché il Gherardini cui fa riferimento la nota è, ovviamente, Lotteringo Gherardini, il politico a capo dei Guelfi Bianchi durante la guerra civile di Firenze, morto nel 1303, e dunque non c’entra assolutamente nulla col Lotteringus che firma l’Eclaircissement nel 1750. Ne’ vi sono prove per associare l’autore della nostra operetta con quel medico Lotteringus che, ventisei anni prima, nel 1724, faceva uscire a Londra un De Naturae Mechanica in Generatione et Conservatione Individuorum Opusculum di cui, del resto, non sappiamo nulla di più. L’autore dell’Eclaircissement afferma di aver composto un altro trattato di cui dà il solo nome: Urim & Tummim, composto pour enseigner au public la Science Hermetique. Di tale trattato non si traccia. Urim & Turim, abitualmente tradotti come “luce e perfezione”, o come “rivelazione e verità”, sono lemmi biblici ricorrenti [2]. Si trattava probabilmente di due pietre o due bastoncini che ornavano il pettorale dei sacerdoti e servivano a divinare ed interrogare la volontà del Signore. Essi compaiono, per quel che ne sappiamo, all’interno della tradizione alchemica grazie ad un trattato attribuito a Paracelso [3].
Il testo di Lotteringus non si abbandona alla tradizionale carrellata di citazioni degli auctores; esso dichiara programmaticamente di non voler tenere in considerazione che le parole del solo Hermes, nella Tabula Smaragdina. È il primo padre della scienza che deve essere seguito, lasciando da parte la molteplicità delle nomenclature e le ingannevoli infinite operazioni. Così egli ne cita ampi brani e li commenta, dando istruzioni operative sintetiche, che tuttavia rivelano dottrina sufficiente ad adombrare il mistero di quella che definisce la quasi universale medicina con la quale si perviene all’universale, ovvero di quel medium conjungendi tincturas, di quel corpo intermedio che congiunge all’universale perché dell’universale condivide la stessa natura, che costituisce il fine più importante della ricerca ermetica.
Abbiamo tradotto l’opuscolo nella sua interezza, includendo la prefazione e l’avertissement. Rispetto all’originale francese, abbiamo regolarizzato l’uso delle maiuscole. Questa è la prima edizione italiana del testo.
© Massimo Marra – tutti i diritti riservati- riproduzione e diffusione vietate con qualsiasi mezzo e per qualsiasi fine.
NOTE all’introduzione:
[1] Abbiamo effettuato una rapida carrellata su tale vera e propria proliferazione di testi a stampa nella nostra introduzione a alla traduzione italiana di Les sept nuances de l’oeuvre philosophique-hermétique di Alliette, su questo stesso sito.
[2] Cfr. Esodo 28:30, Levitico 8:8, Numeri 27:21, Deuteronomio 33:8, 1Samuele 28:6, Esdra 2:63, Neemia 7:65.
[3] Il lettore ne può consultare on-line la versione inglese di Robert Turner in Paracelsus of the chymical transmutation, the genealogy and generation of metals & minerals: also, of the Urim and Thummim of the Jews, with an appendix, of the vertues and use of an excellent water made by Dr. Trigge. The second part of the mumial treatise: Whereunto is added, philosophical and and chymical experiments of that famous philosopher Raymund Lully, containing the right and due composition of both elixirs… Rich. Moon and Hen. Fletcher condensato e fissato, e divengono dunque un sinonimo del mercurio fisso dei filosofi. Il puro fuoco contenuto in queste pietre preservava i corpi dalla corruzione.
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LOTTERINGUS
CHIARIMENTO SULLA FILOSOFIA ERMETICA.
A Leida 1750
Traduzione di Massimo Marra © – Tutti i diritti riservati, riproduzione e diffusione vietata con qualsiasi mezzo e per qualsiasi fine.
Chiarimento sulla filosofia Ermetica. Sistema degli antichi Filosofi.
L’anima ed il corpo dell’uomo sono legati per mezzo dello spirito, affinché godano di una vita vegetale, animale e razionale. Dio, aveva creato l’Uomo perfetto e lo aveva arricchito di tutto ciò che gli era necessario per vivere eternamente nel Paradiso terrestre, se solo questi, potendo pur essere soddisfatto di tutto il resto che era stato creato per lui, avesse mantenuto con fedeltà l’obbedienza al divino precetto di non mangiare dell’unico frutto proibito. Ma, avendo prevaricato, egli perse tutti i vantaggi che la liberalità d’un Dio Creatore gli aveva accordato. Senza il peccato il suo corpo e la sua anima avrebbero goduto di un’armonia così perfetta che, vivendo questa natura umana nell’innocenza, avrebbe gioito d’una immortalità fortunata. Questa natura umana, considerata dai Filosofi, era composta d’un umido radicale e da un calore naturale che si congiungevano in una perfetta armonia e da un’inalterabile intelligenza che governava tutte le parti, non solamente del corpo, ma anche di tutti i sensi e dello spirito. Lo sfortunato peccato ha guastato questa amabile alleanza, ed ha avuto il potere di abbassare la forza di questo calore e disseccare in parte questa umidità. Da questi due inconvenienti sono derivate le malattie. Dalla intera corruzione e soppressione di questo umido radicale e di questo calore, è discesa la morte.
Considerando ciò i Filosofi, riflettendo sulla misericordia infinita di un Dio Creatore che aveva dato al primo padre Adamo la intera libertà di amarlo, obbedirgli, adorarlo, o di compiere azioni contrarie, attraverso il privilegio della libera volontà, hanno visto tutto d’un colpo questa sfortunata creatura cadere in un abisso di male, assoggettato dal peccato originario. Ciò nonostante essi hanno considerato che, poiché questo medesimo Creatore, irritato contro la sua creatura e la sua posterità, voleva nondimeno essere appagato dal Sacrificio d’una Vittima così preziosa, come nell’Incarnazione e morte del suo unico figlio, per recuperare attraverso il suo merito le anime delle sue creature, essi hanno riconosciuto che lo stesso Onnipotente aveva lasciato all’uomo una medicina sufficiente che poteva riparare i mali e gli inconvenienti ai quali la natura umana era assoggettata a partire dal peccato di Adamo. È alla ricerca di questa medicina che essi si sono applicati, e facendo tutti i loro sforzi per penetrare le virtù interne di tutte le cose naturali create, essi hanno infine ottenuto per la misericordia infinita del Creatore, di penetrare nel profondo santuario della natura, e scoprire questo grande mistero per dar sollievo all’uomo, soggetto a tante infermità, fino al prefissato tempo della morte.
Ecco tutta la filosofia e lo studio degli antichi Saggi, ecco su cosa vertono tutti gli scritti che ci hanno lasciati, avviluppati da tante allegorie, metafore, enigmi e geroglifici, di modo che è stato impossibile agli uomini ordinari pervenire alla conoscenza di questo grande mistero, il quale, ciò nonostante, Dio ha accordato ed ispirato ad alcuni dei suoi Eletti, affinché tale scienza non si perdesse fino al tempo in cui tutte le cose occulte dovranno essere rivelate e discoperte, prima della fine del mondo.
Nel sistema seguente che si presenta al pubblico, si riconoscerà facilmente il cammino per penetrare e decifrare la scienza che i filosofi ci hanno lasciato. Io la sviluppo al più che mi sia permesso, affinché i veri amanti della scienza possano facilmente applicarsi a riconoscere la strada che bisogna tenere per pervenirvi. Ma che coloro che vi si applicheranno comincino con l’esaminarsi e provare a se stessi di essere tra quelli che sono stati chiamati, e non piuttosto nel novero di quelli che il poeta latino ha cantato, quando ha detto che l’empio, l’avaro, l’impudico, l’ambizioso, lo schiavo del mondo ed il tiranno non dovevano aspirarvi; ma piuttosto colui che ama la giustizia ed il povero che vive nell’innocenza, lontano dal mondo e dalle sue ricchezze (1).
I filosofi, dunque, per conservare questo umido radicale e questo calore naturale, sono ricorsi alla stessa natura; si sono serviti della medesima materia di cui questa si serve per conservare gli individui, e che essa gli dà per farne una quintessenza che abbia la virtù di tutti i corpi che vuole ristabilire o rettificare, aprendoli per estrarne gli spiriti ed unirli alla detta quintessenza; questa è la medicina che i Filosofi hanno tanto cercato, che è la sola capace di riparare in questa vita i mali che la maledizione del peccato ha introdotto. Ecco la vera scienza che l’ingannatore Galeno ed i suoi settatori non hanno potuto né voluto riconoscere, poiché, non riconoscendo un Dio autore della natura, questo grande mistero è stato loro, e per sempre lo sarà, nascosto. Profittate dunque dei lavori degli antichi, domandando continuamente i lumi dello Spirito Santo, affinché ci insegni e ci accordi la conoscenza dei suoi doni.
AVVERTENZA
L’autore si era proposto di far annunciare questa piccola prefazione prima di far pubblicare il suo libro, nei giornali di Trevoux o di Verdun, o nel Mercure di Parigi, ma ha avuto ogni mezzo di riconoscere che la loro grossolana ignoranza li impedisce di mescolare una Scienza così sublime e necessaria alle loro stampe, in cui da lunghi anni essi non sono in condizione di annunciare se non puerilità, canzoni da Pont-Neuf (2), dei brani di commedie o tragedie, racconti da vecchie donne o da bambini, o di esaltare le virtù di cose nelle quali non si trova in realtà alcuna verità; essi lodano qualche tratto di pedante o di impostore che ha saputo interessarli.
Perciò l’autore è ben felice di non vedere la sua opera mescolata in mezzo a tante cattive produzioni, e di non mostrare agli occhi dell’Europa questa scienza tra questi giornali e Mercuri, ricordandosi dell’antica sentenza: nolite porrigere lactucas asinis, cum cardui illis sufficient, nolite projicere Margaritas ante porcos. Così egli si contenta di pubblicare questo scritto a parte.
Fatto a Leida nel 1750.
LOTTERINGUS
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CHIARIMENTO SULLA FILOSOFIA ERMETICA.
La Filosofia Ermetica è una scienza tanto profonda ed astratta che coloro che credono di acquisirla con facilità e di riuscire nella pratica senza aver fatto precedere uno studio penoso e difficile, solo perché hanno scorso qualcuna delle opere che ne parla, immaginando di intenderla, sono in errore, e sempre lo saranno. La cosa più saggia e prudente, per essi, è di cessare tutte le loro chimeriche operazioni, affinché oltre a perdere il loro tempo e la loro fatica, non si rovinino anche.
La Scienza Ermetica domanda uno studio assiduo, una profonda meditazione degli scritti dei Filosofi, un uomo tutto intero, voglio dire un uomo il cui spirito sia libero da ogni altro studio o da ogni altra occupazione (3); essa domanda infine un gran numero dei migliori autori, perché un libro indica un altro libro, nel quale si trova sovente la spiegazione di cui si avrebbe bisogno. Non si parla qui di quei libri di chimica ordinaria, perché coloro i quali credono che, seguendone i principi o le manipolazioni, possano trovarsi a compiere operazioni nel senso inteso dal divino Hermes, si sbagliano assolutamente. Né questa specie di chimici, né i medici, né gli speziali, né gli artisti meccanici, che seguano il metodo ordinario o ricette speciali, hanno alcun rango nella scuola dei veri Filosofi. Bisogna perciò rinunciare col cuore e lo spirito a questa falsa chimica, che è tanto differente dalla vera quanto lo è la luce dalle tenebre.
Dico dunque subito che tutta la Scienza Ermetica consiste unicamente in due cose, ossia nel mestruo dissolvente, e del mestruo solubile.
Il mestruo dissolvente agisce durante tutta l’intera opera, all’inizio ed alla fine, ovvero, si comincia con esso e con esso si finisce. Paracelso lo ha chiamato il grande Alkaest, di cui non si trova quasi nulla presso gli antichi Filosofi, ed Hermes stesso sembra non parlare che della seconda operazione che si compie per il mestruo solubile, con il quale e per il quale si fa la Medicina Universale. Il mestruo dissolvente è una quintessenza che ha la forza e la virtù di dissolvere e di aprire tutti i corpi duri, compatti ed indissolubili, rendendoli volatili quanto il dissolvente stesso perché si possano unire inseparabilmente e, così incorporati insieme, si perfezionino al punto da operare ciò che si chiamano i miracoli della natura. Laddove non si conosca questa operazione, della quale parla Hermes nella sua opera, e si lavori nella speranza di pervenirvi, si consuma inutilmente il proprio tempo, poiché non vi si arriverà mai con tutti i libri e le operazioni, che non sono che chimere; occorre necessariamente una guida che vi voglia ben istruire in buona fede.
Questa quintessenza, applicata esternamente, ha virtù infinite sui corpi umani, su quelli degli animali e sui vegetali; essa guarisce infallibilmente tutte le malattie di natura fredda, ed è, infine, la quasi universale medicina con la quale si perviene all’universale.
Si tratterà nella seconda parte del mestruo solubile, che consiste nel regno minerale col soccorso del regno vegetale. Hermes l’insegna con tanta chiarezza e precisione nella Tavola di Smeraldo, che è inutile fare ricorso ad alcun interprete per spiegarla ed intenderla. Tutti i Filosofi, e soprattutto gli antichi, l’hanno seguito; ma, similmente agli avari che non hanno tesori se non per sé medesimi, essi ne hanno scritto come degli invidiosi, con uno stile pieno di metafore, allegorie, tropi e figure, servendosi ad ogni istante di nomi differenti per rendere questa scienza più oscura e privare la posterità della felicità della spiegazione. Bisogna dunque seguire il solo Hermes, ma seguirlo passo a passo e tenere, infine, la strada che egli stesso ha tenuto, se non ci si vuole ingannare e perdere.
Parliamo ora del Mercurio, poiché è con esso solo che si può compiere tutta l’operazione. Bisogna prendere il Mercurio (non il volgare) dalla miniera da cui lo si deve estrarre, e dopo averlo purificato di ogni materia eterogenea, in modo che sia perfettamente ed interamente netto, bisogna ancora estrarne e separarne un sottilissimo vapore che è causato dalla sua umidità e che non deve assolutamente entrare né essere mescolato all’opera; così separato da questo vapore, bisogna metterlo su un fuoco leggerissimo e dolcissimo fino a che non cominci ad ispessirsi e a coagularsi, il che non avverrà che dopo molto tempo; è allora che i Filosofi lo chiamano Luna; continuando il calore nel medesimo grado, esso si trasforma in terra, ed allora i Filosofi lo chiamano Sole o oro, che è fisso e caldissimo. Bisogna in seguito imbibire questa terra con un nuovo vapore di Mercurio, che col tempo berrà tutta l’umidità del Mercurio, e continuando sempre allo stesso modo esso crescerà in quantità e qualità, attirando sempre quella umidità delle reiterate imbibizioni ed aumentando la massa secca e fissa che è il vero oro dei Filosofi. È così che si verifica la parola di Hermes, che ciò che è sopra è simile a ciò che è sotto e ciò che è sotto è simile a ciò che è sopra. La prima terra, all’inizio, non era che un’acqua ed un vapore; la seconda terra e tutte quelle che sono seguite non sono state che acqua e vapore; è questa quell’acqua misteriosa e solida che non bagna le dita, tanto ricercata dai Filosofi, dal momento che con essa sola si può fare la Medicina Universale; è il grande segreto che essi, sotto pena di anatema, hanno raccomandato di nascondere bene. Eccolo spiegato in poche parole.
Se qualcuno ancora ne dubitasse, che studi e mediti seriamente gli scritti dei veri Filosofi e sarà convinto della verità. D’altronde, se si vuol conoscere la verità e la ragione del segreto che essi hanno preteso con tanto vigore, è perché, se questa scienza venisse a conoscenza di ognuno, ci sarebbe da credere che gli empi ed i malvagi ne farebbero un cattivo uso, senza riportarne la gloria a Dio e senza farne uso per il bene del prossimo. Sarebbe facile il provare tutto ciò per mezzo dei testi e delle sentenze dei Filosofi; ma si lascia questa cura agli amatori ed ai curiosi di questa Scienza. In questa sede ci si riporterà solo al divino Hermes. Ecco la spiegazione chiara e netta di tutti i testi che sono nella sua Tavola di Smeraldo.
È certo che ciò che è sopra è simile a ciò che è sotto, e ciò che è sotto è simile a ciò che è sopra (4). Si è visto in precedenza che tutta l’opera si compie e si perfeziona con il solo mercurio; questo mercurio deve essere composto di due germi, uno mascolino ed uno femminino, vale a dire dalla Luna e dal Sole, o dal mestruo dissolvente e dal mestruo solubile; tale mercurio si chiama Rebis. Ora, questo Mercurio, che all’inizio è in forma liquida, ovvero in acqua, quando sarà su di un fuoco leggerissimo e dolcissimo, per la virtù del suo fuoco interno, comincerà poco a poco, all’incirca in quaranta giorni, ad ispessirsi e trasformarsi in terra, ciò che si chiama testa del Corvo o nero; quando questa terra sarà interamente secca, vi si getterà sopra della nuova acqua o un nuovo Mercurio, che sarà attirato tutto a un tratto dal primo, a causa della loro perfetta omogeneità; si continueranno così per più volte le imbibizioni, e più questa terra o Mercurio sarà stata disciolta e coagulata, più essa acquisterà forza e virtù per la trasmutazione e la sanità dei corpi.
Ecco ciò che prova quel che dice Hermes, cioè che tutta l’opera si perfeziona col solo Mercurio, composto da due Mercuri, l’uno dissolvente e l’altro coagulante.
Separerete ciò che è sottile da ciò che è spesso dolcemente e con precauzione, perché possa elevarsi dalla terra al cielo, ed in seguito ridiscendere in terra fino a che i due Mercuri siano perfettamente uniti insieme (5).
Questa sublimazione si compie quando si getta il nuovo Mercurio su quello che è già trasformato in terra, perché il dissolvente lo porta al cielo, ovvero in alto, non essendo che un vapore ed un fumo che, riscaldato dal calore esterno, riceve il movimento in ragione della sua volatilità; così, unito alla sua terra fin nelle più piccole parti, si eleva in alto portandola con sé, perché essi sono ormai inseparabili per sempre; è per questo che si dice che esso monta al cielo e che in seguito ridiscende in terra. Ecco la sublimazione dei Filosofi e dello stesso Hermes. Questa terra è il loro sole, così come il Mercurio, quando lo si imbibisce, è la loro Luna; sono il maschio e la femmina che si sono uniti insieme inseparabilmente per creare una razza infinita.
Quest’opera si compie dolcemente con un fuoco leggerissimo, come se si volessero far schiudere delle uova, ed è per questo che la si chiama fuoco delle ali; con essa ciò che è sottile si trova separato da ciò che è spesso, e così è sublimato, perché, una volta disseccata l’umidità, tutto il Mercurio si fissa e diviene terra; perché la sublimazione di Hermes non è altro che l’assottigliamento dei corpi, come quando egli dice di sublimare ciò che è sottile e separarlo da ciò che è spesso dolcemente e con un fuoco leggerissimo, affinché il sottile monti dalla terra al cielo in vapore ed in seguito ridiscenda in terra, e così riceva la forza e la virtù di penetrare ciò che è fisso e renderlo sottile. È così che bisogna intendere la sublimazione dei Filosofi; in questo modo la nostra acqua vivifica i corpi e li mortifica, li conduce a ponente e li riporta a levante. Quando essa mortifica i corpi, non si vede apparire che un colore nero fino a che essi non siano cambiati in terra dalla corruzione; in seguito, vivificandoli, si vedono una infinità di colori, che alla fine divengono un bianco stabile e permanente. È così che quest’acqua nutre ed è nutrita; essa diviene putrida e si corrompe, in seguito germina, resuscita e si vivifica da sé, ed allora l’opera è certa.
Cuocetela dunque col suo corpo fino a che tutta la sua umidità non sia disseccata dal fuoco, ed essa sia interamente secca; allora l’infusione reiterata dell’acqua nuova, che vivifica i corpi morti, la fa germinare.
Essa è la madre di tutti i colori e di tutti i pianeti, così lo spirito è congiunto al corpo ed all’anima, perché lo spirito è la sede dell’anima estratta dai corpi nella tintura dell’acqua (tutto ciò deve essere inteso filosoficamente). È per questo che Hermes ha detto di seminare l’oro in un terra foliata e tutto ciò che è spirituale nell’acqua forte; nel corpo, vale a dire nella terra, resta l’anima che è la tintura del Sole, perché essa è come un fumo sottile che non appare se non attraverso i suoi effetti, o in ciò che produce nella sua azione, che è la manifestazione dei colori.
Il fuoco è generato dal fuoco e nutrito dal fuoco, ed è il figlio del fuoco; è per questo che bisogna che esso sia ridotto al fuoco per non temere il fuoco. Questa terra così coagulata e fissa è chiamata fuoco, ed ha tutte le qualità e proprietà del fuoco; questo fuoco, se è nutrito dal Mercurio, può essere moltiplicato all’infinito, ed è per questa via che voi ne avrete sempre in casa vostra. Ecco ciò che è il nutrimento, l’incerazione e la moltiplicazione dei Filosofi. Servitevene per la gloria di Dio, e sarete felici.
Ecco il compendio delle spiegazioni che ho dato al pubblico nel mio piccolo trattato intitolato Urim & Thummim (6), per insegnare al pubblico la Scienza Ermetica. Il curioso scrutatore di questa scienza troverà in questo piccolo trattato tutta la scienza dei filosofi spiegata chiaramente e fedelmente, senza figure, allegorie e metafore. Non mi resta più che avvertirlo che se veramente vuole riuscire, bisogna necessariamente e sinceramente che egli abbandoni tutte le operazioni ordinarie della chimica volgare, per lavorare filosoficamente con uno studio ed un’attenzione che lo occupi tutto intero.
NOTE del trduttore:
(1) Già in un testo greco, talvolta attribuito a Democrito, leggiamo: «Colui che persegue lo studio della scienza deve in primo luogo amare Dio e gli uomini, essere temperante, disinteressato, respingere la menzogna, ogni frode, ogni cattiva azione, ogni sentimento di invidia, essere infine un sincero e fedele figlio della santa consubstanziale e coeterna Trinità. Colui che non possiede tali belle qualità, gradite a Dio, o che non si sforza di acquisirle, costui ingannerà sé stesso, nel volersi dedicare alle cose inaccessibili; non farà che nuocere a sé stesso» (cfr. M. Berthelot, Collection des Anciens alchimistes grecs, Steinheil, Paris 1887, vol. I, p. 36 della versione francese). Passi simili si troveranno anche in Geber (vedi Berthelot, Les origines de l’alchimie, Paris, Steinheil 1885, p. 206) e si trasmetteranno a tutta la tradizione successiva. Li ritroviamo nel settecentesco trattato di Lotteringus.
(2) Il Pont-Neuf, sulla Senna, era luogo tradizionalmente adibito alle esibizioni di musici e teatranti di strada. Qui, in senso dispregiativo, le chansons du Pont-Neuf sono le canzonette popolaresche da strada.
(3) Anche questo è un topos tradizionale. Così, poco meno d’un secolo prima, il D’Espagnet: «Quelli che occupano pubblici onori e cariche, oppure che attendono continuatamente a private e necessarie occupazioni, non si affannino verso la somma vetta di questa filosofia: essa infatti desidera l’uomo tutto per sé e, trovatolo, ne prende possesso: presone possesso lo tiene lontano da ogni serio e lungo negozio, e reputa estranee tutte le altre cose e considerandole un nulla» (Jean d’Espagnet, Arcanum hermeticae philosophiae opus, Parisiis 1623, p. 10; ed .it. Jean d’Espagnet, L’opera arcana della filosofia ermetica, Phoenix 1984). Altra qualità necessaria, secondo la tradizione, è la costanza. L’anonimo estensore dei Dicta Alani Philosophi de lapide philosophico, attribuiti tradizionalmente ad Alano da Lilla, scriveva: «Quello adonque che va investigando quest’arte, et essercitandosi in essa, principalmente è necessario che sia de volontà costante, et immutabile, e da quisto specialmente si guardi di cominciare cioè a opera, e de li a poco lassando la prima, tenti di provarne un’altra» (cito dal volgarizzamento del Ms 106 del fondo Correr del Museo civico di Venezia, edito in Ditti di Alano filosofo della pietra filosofica, a cura di Ferdinando Rizzato, ECIG, Genova 1985).
(4) È la nota frase d’apertura della Tabula Smaragdina: Verum, sine mendacio certum et verissimum, quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius.
(5) È un’altra citazione quasi letterale del seguito della Tabula Smaragdina: Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Il testo, come aveva promesso Lotteringus, si struttura come un sintetico commentario alle parole di Ermete.
(6) Non si ha alcuna traccia di questo presunto trattato, o di altri ad esso riconducibili.