On Line dal 30/06/2012

Questi Préceptes et instructions du père Abraham a son fils occupano la pagine 552-562 della seconda parte del quarto volume della riedizione della Bibliothèque des Philosophes Chimiques di Jean Mangin de Richebourg (1740-1754).

Traduits de l’arabe allo stesso modo delle Lettres Persanes di Montesquieu, questa raccolta di precetti di filosofia ermetica è posta a conclusione di una serie di opere di stesura settecentesca (Le psautier d’Hermophile, il Traité sur l’Oeuvre Hermétique d’un philosophe inconnu, la Lettre philosophique de Philovite), e non è difficile notare una certa comunanza, nella scrittura e nei riferimenti (ad es. evidente è il continuo riferimento al Filalete), che porta ad ipotizzare una origine comune di tutti questi testi. 

Se un mistero abbastanza fitto permane sulla riedizione dei primi tre volumi della Bibliothèque (1740) a causa della quasi totale mancanza di dati biografici su Jean Mangin (o Maugin) de Richebourg (1), il mistero sembra infittirsi ulteriormente quando si prenda in considerazione il quarto volume della raccolta, uscito a quattordici anni di distanza dagli altri tre (1754), che, non a caso, non riporta sul frontespizio l’attribuzione Par monsieur J. M. D. R. che invece caratterizza i primi tre volumi. Chi lo sfogliasse scoprirebbe con facilità che già i 35 capitoli dell’Entrée ouverte di Filalete (2) che aprono il volume sono invece Revû corrigé et augmenté par Ph… Ur…Amateur de la Sagesse.

Il nostro curatore si rifà vivo a pag. 186, nel titolo del Traité du secret de l’Art Philosophique, autrement dite la Cassette du Petit Paysan che ci viene presentato come commenté par Valachius, corrigé et elucidé par Ph… Ur… Amateur de la Sagesse.

Revû corrigé par Ph… Ur… è anche il successivo Abregé du traité du Grand Oeuvre des Philosophes par Philippe Rouillac Piedmontois Cordelier (p. 234).

La sigla ed i puntini vengono sciolti solo a pag. 307, nel frontespizio degli Enigmes et Hieroglifs Physiques qui sont au grand portail de l’Eglise Cathédrale et Mètropolitaine de Notre Dame de Paris di Esprit Gobineau de Montluisant. Qui il testo e la corposa Instruction très-curieuse sur l’antique situation & fondation de cette Eglise et sur l’état primitif de la Cité risultano raccolti e curati par un Amateur des Verités Hérmétiques dont le nom est ici en Anagramme. Philovita, ò, Uraniscus (=amico della vita, dalle sfere celesti).

Allo stato attuale, del tutto infruttuosi sono tutti i tentativi per identificare un personaggio noto che si adatti all’anagramma proposto dall’anonimo.

I philovites, stavolta in forma collettiva, compaiono nuovamente a p. 461, nel Traité sur l’oeuvre hermétique d’un Philosophe Inconnu, stavolta Revû et elucidé par le disciple Sophisée sous les auspices del Cohérmeites, Philovites et Chrisophiles.

Philovita ô Uraniscus Cosmocola (Cosmocola= agricoltore o abitante del cosmo) invece firma la successiva Lettre Philosophique (pag. 511).

Ora, ritroviamo per la prima volta questa firma (per la precisione in questo caso la firma è Philovite *.****. Cosmocole) già in un’opera a stampa del 1753 (un anno prima, dunque, dell’uscita del quarto volume della Bibliothèque) uscita a Parigi.

La verité sortant du puits hermétique ou la vraie quintessence solaire et lunaire, Baume radical de tout Estre et origine de toute Vie. Confection de la Médecine Universelle. Drieu le Jeune, successeur de son Père, Rue du Coq St.-Honoré, 1753, ma stampata contemporaneamente anche senza indicazione dello stampatore e col falso luogo di stampa di Londre.

Anche qui nulla ci aiuta nell’identificare il nome di un possibile autore. Il testo, uscito senza privilegio, venne incluso, insieme alla Vie de Nicolas Flamel (ovvero alla Historie Critique del Nicolas Flamel et de Pernelle sa femme dell’Abbé Villain, 1761) ed all’Eclaircissement de la Pierre Philosophale (uscito nel 1628 per i tipi parigini di Louys Vendosmes) (4) in un Supplément a la Bibliotheque des philosophes chimiques uscito a Parigi nel 1782 per i tipi di Pierre-Michel Lamy.

Una ulteriore traccia che conferma la mano comune di questi trattati è un manoscritto recensito negli Archives du Bibliophile, tome premier, n°2 Avril 1858, p. 48 n° 217, un in-4° di 287 pagine di indubbio interesse di cui oggi non sapremmo identificare il destino. Ne riportiamo il frontespizio così come ce lo ha trasmesso il compilatore degli Archives:

Traité de la source inépuisable de la lumière illuminant l’esprit qui joignant l’âme au corps le glorifie, par l’auteur de l’instruction di patriarche Abraham à son fils. – La Clef du temple de la Sagesse alchimique. – Interprétation de la sagesse philosophique pour parvenir à l’huile du soleil et de la lune, etc., avec figures dessinées à la plume et au lavis et de planches gravées.

Nel commentare brevemente questo manoscritto, il compilatore degli Archives annota:

«Prezioso manoscritto del XVIII secolo. Secondo una nota manoscritta datata 1782, ecco cosa si dice parlando dell’autore dell’opera: “Questo autore si è dato il nome di Philovite ò Uraniscus; egli è autore ed editore del quarto volume della Bibliothèque des Philosophes Chimiques, stampato presso Cailleau nel 1754… Quest’opera, che egli mai volle far pubblicare, poiché troppo disvelante, contiene ciò che la cabala ebraica e cristiana hanno di più santo e sacro, tanto chiaramente esposto quanto la luce a cui esso deve il giorno… e che non deve esser venduto NÉ PER ORO, NÉ PER DENARO ma trasmesso in eredità di padre in figlio, etc. etc…”» (3).

 
La produzione alchimistica del nostro Philovite ò Uraniscos, dovette essere dunque più estesa e non limitata alla sola Verité ed alle sole opere a stampa nel volume della Bibliothèque.

Nell’attesa che più approfondite ricerche possano dare lumi maggiori sul nostro Philovite Cosmocole e sull’attribuzione delle opere raccolte nella seconda parte del quarto volume della Bibliothèque, mettiamo a disposizione degli utenti di massimomarra.net questa prima traduzione italiana dei Préceptes et instructions.
Le rare note al testo, se seguite dall’indicazione N.d.T. tra parentesi quadra, sono da considerarsi del traduttore, in caso contrario sono invece incluse nel testo della Bibliothèque

 

Massimo Marra © – tutti i diritti riservati – riproduzione vietata con qualsiasi mezzo e per qualsiasi fine.

 

NOTE:

(1) Di Jean Mangin de Richebourg non siamo in possesso di dati biografici. Allo scrittore si attribuisce abitualmente, oltre ai tre voll, della Bibliothèque, un Abregé de l’Histoire du Portugal (Paris 1699).
Basandosi su ripetute note manoscritte di Lenglet-Dufresnoy, La France Litteraire ou dictionnaire bibliographique des savants, historiens et gens de lettres de la France par J.-M. Quérard (Paris 1833, tome cinquième, pag 636), annota che «Maugin de Richebourg è l’autore delle opere generalmente attribuite alla signora Le Gendre o Le Givre de Richebourg…». 
I testi attribuiti a madame Le Givre de Richebourg sono svariati, tutti usciti tra il 1731 ed il 1738, e sono novelle e commedie, talvolta traduzioni dallo spagnolo. Si troverà un breve elenco delle opere principali nella voce dedicata a Legivre de Richebourg del tome vingt-troisième della Biographie Universelle del Michaud (Paris 1843). 
Non sappiamo quanta affidabilità possa attribuirsi alla nota del Dictionnaire des ouvrages Anonymes del Barbier (Paris 1872, tome I, colonna 232) che, nel recensire i C.LIII. Aphorismes chymiques auxquels on peut facilement rapporter tout ce qui regarde la chimie, mis en ordre par les soins et le travail de l’Hermite du Faubourg. Nouvellement traduit du latin en français par M. S. D. R., talvolta attribuiti a du Respour, annota: «una rettifica fatta alla tavola attribuisce quest’opera a Maugine Signor de Richebourg». Studiosi successivi hanno comunque ripreso questa attribuzione. 

(2) La popolarità francese di Filalete era stata enormemente accresciuta dalla traduzione di alcune opere dell’alchimista inclusa nel secondo volume della Histoire de la Philosophie hermétique di Lenglet-Dufresnoy (1742, tre voll.), e dunque a due anni di distanza dall’uscita dei primi tre volumi della Bibliothèque curati da Jean Mangin de Richebourg.

(3) Il manoscritto è censito dopo altri due (i nn. 215 e 216), che appaiono probabilmente avere la stessa origine. Il fontespizio del primo recita: Luvre Muet ou Hyéroglyphes hermétiques. – Programme sur le grand Elixir des philosophes ou précis instructif du secret des Sages, ouvre posthume d’un philovite.
Il seguente invece reca il titolo: La Sagesse des Anciens ou précis du travail des Sages. Manuscrit tiré des version arabes, chaldéenne et égyptiennes

(4) Schmieder, e dopo di lui Kopp, come ricorda Denis Duveen (Bibliotheca alchemica et chemica, London 1949, p.221), affermano che l’opera non è altro che una traduzione francese di una parte dell’Elucidario di Cristoforo Parisiense. Si tratta comunque indubbiamente di un falso seicentesco, peraltro un po’ maldestro (il testo finisce con le parole “à Paris le 7 Iuillet 1466”, mentre Nicolas Flamel muore nel 1418).

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Precetti ed istruzioni di Padre Abramo a suo figlio contenente la vera saggezza ermetica, tradotti dall’arabo.

 

Traduzione di Massimo Marra © – tutti i diritti riservati – riproduzione vietata con qualsiasi mezzo e per qualsiasi fine.

Omnia mecum.
Nosce te ipsum (1).

1.  Caro figlio mio, siccome l’ultimo destino della vita militante di tutti gli uomini è la morte, nella speranza che il loro corpo ridotto a putrefazione e cenere debba un giorno riprendere una nuova vita gloriosa ed immortale, voglio ricordarti questa idea e convincerti della verità che il nostro grande Dio ci ha trasmesso attraverso il nostro grande legislatore, per permetterci di trovare sulla terra l’anticipazione di questa vita trionfante.

2. Bisogna dunque che tu ti metta nella via del Signore se vuoi comprendere le sue meraviglie ed attirare su di te la rugiada delle sue grazie, che, secondo il nostro grande re profeta, è più preziosa dell’oro e dell’argento.

3. Eleva dunque il tuo cuore al creatore di ogni cosa e comprendi, attraverso i discorsi che ti faccio, la sua potenza, bontà e saggezza infinite, le quali splendono nella minore delle sue creature, ma soprattutto nelle pietre preziose ed i metalli filosofici che sono al di sopra del sole e della luna; questi, per quanto perfetti siano, non potrebbero essere senza macchia come sono invece le nostre ammirevoli pietre ed i nostri metalli, ai quali Dio compara la sua parola sacra; il che deve farceli stimare infinitamente più di tutti gli astri celesti.

4. Avendoti dunque iniziato, mio caro figlio, nella più sana filosofia, che è il conoscere Iddio, il suo Verbo ed il suo Spirito Santo, che non sono che un’unica essenza, voglio farti adorare la sua bontà, poiché egli ha donato all’uomo le luci più vive del suo creatore in un’arte misteriosa, che ha poi rivelato ai suoi veri adoratori che si chiamano magi, vale a dire filosofi in ogni disciplina.

5. Ma guardati dalle erronee opinioni di quei falsi rabbini e vani filosofi che seguono la scienza e gli elementi, o principi, mondani e volgari; essi, d’una scienza divina, ne hanno fatto una diabolica, sempre condannata nei nostri libri sacri e dal nostro Dio umanizzato, morto e risuscitato, al quale sempre dovrai rimanere attaccato fino all’ultimo momento del tuo respirare.

6. Ciò che ti insegno ti sarà chiaramente intellegibile se avrai fede in tutti i miracoli descritti dai saggi. Apprendi a riverire questo mistero profondo: di tre, uno. Questo deve essere per te più certo di ciò che l’arte e la natura ti insegneranno attraverso l’esperienza.

7. Troverai, mio caro figlio, migliaia di scritti di filosofi di ogni tempo, di ogni età, di differenti paesi. Ma tu non soffermarti che su ciò che io ti dirò. Fanne profitto per gloria dell’Altissimo ed utilità del prossimo. Sarò il più breve che mi sia possibile, per non confondere il tuo spirito.

8. Apprendi che tutti i corpi sono composti da quattro elementi, fuoco, aria, acqua e terra. Essi sono sempre mescolati tra loro e nei corpi che costituiscono. A seconda che dominino più o meno in tali corpi, questi ultimi sono di specie differente, in infinita varietà.

9. L’acqua è propriamente il primo elemento che dà nascita a tutti i corpi creati che producono o sono prodotti, L’arte, con la natura, può aiutare la produzione, il che fa si che i filosofi ne producano una che può perfezionare un metallo imperfetto in uno perfetto. Se la natura non ha portato all’oro ciò che si chiama Saturno, l’arte può farlo. Bisogna perciò comporre un sale che abbia quella qualità e quella virtù, e questo sale si fa dall’oro e dall’argento congiunti all’acqua argentina. Bisogna estrarre quest’acqua primitiva e celeste dal corpo in cui essa si trova, che si denomina secondo noi con sette lettere (2) che esprimono il seme primario, non specificato né determinato, di tutti gli esseri, nella casa di Aries per generare il suo figlio.

10. È a quest’acqua che i filosofi hanno dato tanti nomi, chiamandola anzitutto essenza divina, poi spirito di vita, aceto, olio, fuoco, zolfo, terra sale, mercurio, argento vivo; è il dissolvente universale, la vita e la salute di ogni carne.

11. I filosofi dicono che è in quest’acqua che il sole e la luna si bagnano, sciogliendosi nell’acqua che è la loro prima origine. È per questa risoluzione che si dice che essi muoiano; tuttavia i loro spiriti sono portati sulle acque di questo mare in cui essi erano seppelliti.

12. Questo spirito come una fenice che rinasce dalle sue ceneri, si riveste di un corpo nero, bianco e rosso con l’aiuto di un fuoco elementare che agisce in modo continuo, ma per gradi, su questa prima materia la quale, volendo liberarsi dalla corruzione, si assembla nella sommità della sfera cristallina; da qui essa è poi obbligata a discendere dai vapori del corpo putrefatto che gli tolgono poco a poco la sua volatilità forzandola a riprendere corpo con essi. I filosofi chiamano ciò sublimazione, triturazione, ascensione, distillazione, imbibizione, incerazione. Questa rugiada innaffia la terra affinché produca, al tempo debito, un frutto prezioso.

13. Questa rugiada circolante nel vaso filosofico, mostra i gradevoli colori dell’iride grazie alle differenti rifrazioni della luce sulle nubi vaporose che si elevano dalla terra. L’occhio ed i sensi sono rapiti dall’ammirazione di questi fenomeni.

14. L’oro e l’argento, per dirla propriamente, non hanno seme. E quando i filosofi dicono che bisogna estrarre il seme dal loro oro e dal loro argento, non bisogna intendere altro che il ridurli nella stessa forma in cui si riducono i vegetali, che hanno un seme il quale si scioglie nella terra in una specie di acqua vischiosa, e che arriva poi al loro sole ed alla loro luna che sono seminati nella nostra acqua, la quale è come la loro terra e matrice.

15. Si dice allora che questi corpi sono putrefatti e ridotti nella loro prima natura, come erano in principio nel seno della miniera in cui, per composizione omogenea impregnati di certi sali e zolfi, essi divengono corpi solidi, dolci e docili alla mano dell’uomo, incapaci d’essere distrutti se non dall’acqua argentina che non bagna e che la natura produce nel seno della madre universale dei vegetali e minerali, dalla quale l’artista l’estrae per mezzo dell’acciaio magico.

16. Benché si dica, figlio mio, che vi sono altre maniere di sciogliere questi corpi nella loro prima materia, attieniti a quella che ti spiego, conformemente a come io stesso l’ho appresa dall’esperienza ed a come i nostri Antichi ce l’hanno trasmessa. Poiché io non sono affatto del parere di questi sedicenti illuminati che vogliono rapportare tutte le sentenze dei saggi alle loro materie chimeriche, non comprendendo che la parabola può essere interpretata all’infinito, benché non abbia che un solo vero senso che racchiude in segreto un inesauribile tesoro.

17. Devi dunque comprendere che i corpi possono essere distrutti, ovvero cambiati di forma, senza per questo cessare di esistere, e che le loro parti possono congiungersi ad altri corpi per renderli più perfetti. Da ciò discende che un corpo opaco può divenire trasparente, come sai avvenire al vetro che si forma dalla pietra che è un corpo attraverso il quale non si può vedere la luce; o nel caso di un corpo frangibile e trasparente che può essere reso solido, che resista al martello senza spezzarsi, o, allo stesso modo, divenire duttile, come i nostri antichi ci hanno insegnato con l’esempio del vetro reso malleabile.

18. È certo che non si può negare, secondo il ragionamento della buona fisica, che l’arte non possa rendere un metallo più perfetto di quanto non lo abbia già reso la natura, tanto più che ciò è confermato dall’esperienza di molti secoli. Ma, lasciando questi abili ragionatori errare tra i loro pareri, contentati, figlio mio, di esercitare la tua ammirazione su ciò che la pratica ti dimostrerà. Bisogna che tu sia costante, dolce e paziente nel seguire la natura.

19. Quando comincerai ad operare, ricordati che il calore del ventre dell’ariete scalda dolcemente il re la regina nel loro letto nuziale. Qui essi dormiranno pacificamente almeno per quaranta giorni, e, talvolta, anche cinquanta. Alla fine di questo tempo dai loro corpi uscirà un vapore solforoso che coprirà la superficie della terra. Questo zolfo, ispessendosi di giorno in giorno, formerà una nuvola che non è altro che la risoluzione dei corpi regali nel loro essere primo. Lo spirito della terra, vedendosi offuscato e volendo trionfare della sconfitta di coloro che lo avevano generato nel ventre di Cibele, si eleverà allora fino alle volte del palazzo, che percorrerà sino a che non sia esso stesso forzato a discendere sulle preziose ceneri dei corpi distrutti che, con i vapori pungenti che esalano, attireranno a sé il puro sangue del vincitore. 

20. Dopo aver cercato più volte di elevarsi nuovamente, alla fine sarà costretto a spegnersi con esse. Non costituiranno più che una sola sostanza putrida, nerastra e fetida. È su questo punto che gli Antichi hanno fornito materia alla sottigliezza degli spiriti curiosi, che non possono comprendere il senso delle loro enigmatiche allusioni. Ciò che li spinge ad errare è la mancanza di applicazione alla conoscenza della ricca natura.

21. I nostri magi chiamano la nostra acqua dragone, leone, rospo, serpente, pitone; e dicono che è il veleno che porta ad uccidere il re, e che, in seguito, il corpo morto, simile ad Apollo, uccide con le sue frecce il serpente pitone. Essi chiamano questa putrefazione dei tre corpi testa di corvo.

22. Ecco dunque il colore nero attraverso cui deve passare la pietra, e ciò avviene all’inizio del quarto segno. Lascia agire il calore che, avendo ridotto tutto il composto in cenere, poco a poco lo calcinerà. Continua il fuoco aggiungendo un terzo filo al tuo stoppino, fino a che tutto divenga bianco, il che avverrà alla fine di tre altri segni, e questa materia offuscherà la neve col suo splendore. Da quel momento tu potrai servirtene per rendere tutti i corpi dei metalli simili all’argento.

23. Allora, se vorrai pervenire al rosso, che arriverà al termine di tre altri segni, occorre che tu aumenti di un quarto filo lo stoppino per acquisire il rubino celeste. Osserva che questi fili in più sono quelli del calore temperato della cottura continua, che acquisisce forza e gradi per giornaliera addizione alla temperatura precedente. Così avviene nelle stagioni delle quattro parti dell’anno. Ma soprattutto, ricordati di portar pazienza.

24. Quando possiederai questa pietra purpurea, con essa potrai, se sei prudente, conservare e prolungare i tuoi giorni in perfetta sanità, ed anche trasmutare tutti i metalli vili in oro purissimo; infine, avrai tra le mani la chiave della natura, i suoi più ricchi e virtuosi tesori. Per loro mezzo, potrai tutto slegare ed aprire, legare e chiudere.

25. Se il tuo sale bianco o rosso non è fondibile, aggiungici della tua essenza, e che il tutto sia molle come la prima massa; passa il tutto per tutti i gradi di calore, come hai fatto nell’operazione precedente, e reitera fino a che il tuo sale sia divenuto come cera. Loda Dio nel tuo cuore, pregandolo instancabilmente di darti i lumi necessari per usarne con prudenza.

26. Figlio mio, comprendendo questo piccolo compendio, potrai facilmente conciliare i filosofi che, in effetti, hanno tutti posseduto la medesima saggezza. Non vi è che una sola verità, ma diverse sono le sue vesti. Se l’uno ce la presenta pomposamente parata di fini pietre preziose e dell’oro più puro, l’altro, altrettanto veridico, la copre del fango e del letame putrefatto; un terzo esclama: O fortunati sapienti! la cui scienza divina trova nell’invisibile un punto indivisibile che da solo può comporre il miracolo di quest’arte.

27. Tutti e tre, beninteso, ti squarceranno il velo scoprendoti alla vista l’amabile verità. Non spetterà che a te di seguire i suoi precetti ed attraverso essa, facilmente, tu potrai spiegarti i geroglifici e tutte le finzioni. Vedrai, non senza stupore, questo mare rosso agitato ritirarsi aprendoti un passaggio per la terra promessa. Contemplerai i suoi serpenti che, inghiottendosi l’un l’altro, si distruggeranno sotto il tuo sguardo spaventato; e Mercurio, innaffiando questa sabbia gravida, li rigenererà per adornarsene la verga; con questa, quando colpirà la celata che gli copre la testa, tutto si confonderà nella prima terra.

28. Nell’uovo filosofico potrai scoprire questi due antichi dragoni della razza degli dei. Ai tuoi occhi sarà manifesto il fuoco segreto, ed il mare glaciale, improvviso, ti apparirà. Il ramo d’oro sarà in tuo potere e coglierai con le tue mani i gigli e le rose. Tranquillo possessore del frutto delle Esperidi tu potrai condividere la fortuna degli dei e bere alla loro coppa, a lunghi sorsi, il loro nettare e la loro ambrosia.

29. Osserva senza stupore questo orribile dragone che non ha altro cibo che se stesso, questa fenice rinascente dalla sue stesse ceneri e questo pellicano caritatevole verso i suoi figli. In uno stesso quadro ti saranno rappresentate le fumose montagne del Vulcano così come le diverse opere dei Ciclopi. Vi vedrai anche gli impotenti Titani vinti da Apollo, figlio luminoso del sole.

30. Penetrando il chaos tenebroso che forma l’universo, vedrai da uno spaventoso diluvio la terra sommersa rinascere in poco tempo lucida e purificata. La verità vincerà sempre la menzogna. Ricordati che essa è nuda ed una, e che non può apparire che agli occhi del saggio, poiché il volgo è cieco.

31. Rifletti sulla storia di Giasone e di Cadmo. Considera Enea agli inferi, il bel Ganimede trasportato fino ai cieli. Vedi il mare agitato del padre dei nostri dei che, da una ribollente schiuma, ingravida sotto i tuoi occhi la dea Venere, madre degli Amori al suo seguito.

32. Oh! Ricordati, caro figlio, delle nostre lettere sacre. Penetrane il senso, e troverai la vita. Potrai spiegarti, con indicibile contentezza, l’incantevole visione del genio degli umani. Prendi la tua matita in mano per disegnare un punto; solo lui può istruirti, poiché racchiude tutto.

33. Estasiato di sovrannaturale ammirazione, considera questo punto, il suo centro, la sua circonferenza, giudicane l’estensione che congiunge l’uno all’altra. Sarai fortunato, figlio mio se il Padre delle Luci, attraverso un raggio del suo spirito divino ed un fuoco radioso d’intelligenza che ti abbracci il cuore, ti rivelerà in segreto la moltiplicazione di questo punto attraverso il suo centro.

34. Questo trino inseparabile, fondamento eterno che ha procreato tutto, si scopre in te, immagine del tuo Dio. Medita le sue opere e, seguendo la natura, vedi il suo inizio, il suo progresso e la sua fine. A questo punto, rapito d’ammirazione, adora l’Onnipotente.

35. Ripassa nella tua memoria questa semplice operazione che facesti sotto ai miei occhi, raccogliendo una pianta fornita delle sue radici così come del suo seme, che putrefacesti per estrarne una sale volatile. Poi, consumando il resto attraverso l’ardore delle fiamme, ne restò una cenere preziosa, che ti rese una sale fisso cristallino. Unendo attraverso un mezzo i due, essi non fecero più che uno, che tu facesti giocare con Vulcano. Ritirando questo sale arroventato, vedesti, o stupefacente prodigio, che il peso di un seme di miglio, nella terra seminata, riproduceva un gran numero di piante, di gran lunga superiori, in bellezza, alla prima distrutta. Questa palingenesi non prova in sé la resurrezione dei vegetali?

36.   Ammirerai con me, nel gioco della natura, il germe indistruttibile di ciascuna creatura. Nel vedere il miracolo della vegetazione comprenderai che esso potrebbe di conseguenza avverarsi nei due altri regni, ed avrai così compreso il mistero della resurrezione universale. Ed esclamerai all’improvviso: Oh! Se la vile creatura compisse questo prodigio, potrebbe la nostra fede negare al creatore supremo la potenza e la sovrana virtù di rigenerarci in corpi più perfetti, per godere per sempre di una vita eterna, noi, anima della sua anima, spirito del suo spirito, che il suo paterno amore ha creato suoi figli privilegiati, i più potenti e virtuosi a sua immagine e somiglianza?

37. Sii dunque persuaso che il sale di tutti gli individui racchiude in sé questo vero germe, netto e vivace, che può rigenerare e moltiplicare all’infinito. Questo sale è la scatola che racchiude il balsamo di zolfo ed il liquore mercuriale, che noi chiamiamo Phison o fiume delle acque vive, che circola in tutta la terra di vita, dove nasce l’oro della natura: e, come si esprime il nostro sapiente legislatore, l’oro di quella terra è assai buono, vero, perfetto e raffinato. Lo zolfo è un fuoco più potente del fuoco elementare, il che fa si che la forma che racchiude non possa da questo essere distrutta; il mercurio è il buon compagno che fornisce tutto ciò che è necessario alla moltiplicazione.

38. Si, questa porta aperta ti presenta un passaggio felice per arrivare al santuario della natura, serrato da tre differenti chiavi. La prima è di ferro, la seconda di argento purissimo, la terza è d’oro scintillante. Ma soprattutto, ricordati di congiungere ciascuna chiave alla sua serratura,  per poter poi trovare la chiave universale delle meraviglie del mondo.

39. Se lo spirito divino te ne procura l’entrata, adora l’Eterno immortale ed onnipotente. Ricevi dalle mani della saggezza questa ampolla sacra che richiama i morti dal fondo delle loro tombe, ed il cui olio porporino sgomina i demoni fino nel profondo degli inferi e confonde, in un momento, la cieca ignoranza che fa naufragare gli umani. 

40. Caro figlio, ricordati delle lezioni di tuo padre. Sii sobrio e temperato nel mezzo delle ricchezze, dando sollievo ai tuoi fratelli bisognosi di questo spirito di vita. Comprendi che ne occorre poco per conservare i corpi e che questi non hanno anima vivente che per suo mezzo. Dandoti la conoscenza di questa verità, io obbedisco al comandamento che il Signore Iddio ci fa per bocca del suo profeta Isaia, 38, 19:
Unicuique Deus Mandavit de proximo suo (3).
 

  
NOTE:

(1) “Tutto con me. Conosci te stesso”. [N.d.t]

(2) Nota: in greco la si esprime con sette lettere, in latino con cinque che sono proprie al suo nome ed alla sua qualità.

(3) A ciascuno Dio ha comandato di aver cura del suo prossimo. In realtà la citazione, evidentemente a memoria, non ha alcuna relazione con Isaia, e fa invece riferimento ad Ecclesiastico 17, 12: Et mandavit illis unicuique de proximo suo. [N.d.t.].